Per la Federazione italiana di medicina di emergenza urgenza e delle catastrofi non sono più accettabili condizioni di precarietà per i medici del 118
“Dalla recente presentazione del Rapporto GIMBE emerge un quadro preoccupante a riguardo del finanziamento del sistema sanitario pubblico”. Così Fabiola Fini, Presidente della Federazione italiana di medicina di emergenza urgenza e delle catastrofi (Fimeuc) non sono più accettabili condizioni di precarietà per medici del 118
“Il SSN – prosegue – è stato sottoposto in questi anni ad una riduzione costante delle risorse rispetto al rapporto con il PIL. Per questo oggi bisogna invertire la tendenza ed è necessario che al Servizio Sanitario Nazionale del nostro Paese venga destinato un finanziamento che sia pari a quelli di altri paesi europei, garantendo, in modo omogeneo l’erogazione LEA, per tutti i cittadini italiani”.
“La medicina di emergenza urgenza, in questo contesto, ha bisogno di misure legislativa a sostegno e di risorse certe”.
“Non sono più accettabili condizioni di precarietà per medici del 118”. Il riferimento è ad alcuni accordi stretti a livello regionale che mortificherebbero le professionalità nell’ambito della medicina di urgenza ed emergenza.
“Occorre necessariamente che si vari una riforma strutturale che definisca la figura del medico unico di emergenza – conclude la Presidente Fimeuc – concretizzando un’effettiva integrazione territorio-ospedale per tutelate meglio la salute dei cittadini e rispondere al grido di allarme del Rapporto GIMBE.
Il Rapporto Gimbe, presentato martedì scorso al Senato evidenzia, in particolare, “la mancanza di un disegno politico di lungo termine per preservare e potenziare la sanità pubblica”.
Tra gli aspetti più preoccupanti, una spesa pubblica allineata ai paesi dell’Europa orientale, troppi livelli essenziali di assistenza garantiti solo sulla carta, sprechi, inefficienze e chiari segnali di privatizzazione dovuti all’espansione del “secondo pilastro”.
Una situazione che, secondo la Fondazione, richiede per evitare il disastro sanitario, sociale ed economico del Ssn.
Negli ultimi 10 anni – si legge in una nota del Gimbe – nessun Esecutivo ha avuto il coraggio di mettere la sanità pubblica al centro dell’agenda politica e i cittadini non sono mai scesi in piazza per difendere un fondamentale diritto costituzionale.
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