La Corte Costituzionale ha deciso la data in cui formulerà il proprio parere sulla richiesta giunta lo scorso 26 novembre dalla Corte di Giustizia di Lussemburgo per mettere la parola fine al precariato in Italia: sono interessati 55 mila diplomati magistrali, circa 20 mila abilitati con Tfa e 60 mila Pas, più diverse migliaia di abilitati con i corsi di Scienze della formazione primaria dopo il 2011.
A cui si aggiungono 70mila docenti precari rimasti nelle GaE. In molti casi anche per l’ostinazione del Miur a non realizzare una seria ricognizione dei posti in organico di diritto. Marcello Pacifico (presidente Anief): attendiamo fiduciosi, perché si tratta dell’anello finale per completare quel processo di avvicinamento alla normativa europea sul diritto al lavoro e sulla lotta alle supplenze reiterate negli anni senza ragione: avrà effetti diretti, oltre che sulla stabilizzazione, pure sulla concessione, seppure già sufficientemente consolidata, degli scatti di anzianità comprensivi del periodo di precariato, del pagamento dei mesi estivi e di tutte quelle indennità che vengono negate ai supplenti in mancanza di ragioni sostitutive.
Giovedi 8 ottobre la Corte Costituzionale darà una risposta per mettere la parola fine al precariato nel nostro Paese: si tratta di un appuntamento molto atteso, perché solo nelle graduatorie della scuola sono collocati, a vario titolo, circa 350 mila supplenti. Tra costoro, in particolare, sono fortemente interessati al parere della Consulta, oltre la metà: i 55 mila diplomati magistrali, tutti i circa 20 mila abilitati con Tfa e 60 mila Pas, più diverse migliaia di abilitati con i corsi di Scienze della formazione primaria dopo il 2011. Si tratta, in pratica, di tutti gli oltre 100 mila abilitati collocati nella seconda fascia delle graduatorie d’Istituto, lasciati illegittimamente fuori della GaE e dal piano straordinario di assunzioni della Buona Scuola e rimasti anche in molti casi senza supplenza annuale perché il Miur non ha realizzato una seria ricognizione dei posti in organico di diritto e di quelli sino al 30 giugno. A cui si aggiungono circa 70 mila docenti precari rimasti nelle graduatorie ad esaurimento: sono soprattutto coloro che hanno rifiutato l’assunzione-deportazione e i 30 mila della scuola dell’infanzia non compresi nelle fasi finali di assunzioni.
Ma all’udienza del prossimo 17 maggio sono pure interessati i 55 mila precari che verranno immessi in ruolo con la Fase C del potenziamento delle scuola, i quali tra l’altro non sanno ancora andranno a fare e ad insegnare: perché essendo un’individuazione solo di tipo giuridico, la loro nomina verrà posticipata di un anno, a settembre 2016, mentre doveva e poteva essere attuata molto prima. Inoltre, ci sono tutti gli assunti della fase B e C della riforma, almeno 10 mila docenti, costretti sotto ricatto a sottoscrivere l’immissione in ruolo a centinaia di chilometri da casa: per costoro, il sindacato ha già predisposto un ricorso specifico, che verrà presentato a fine mese nel corso della Conferenza organizzativa dei legali organizzata dall’Anief. L’intenzione è dare loro una seria opportunità di essere collocati dal Miur nella medesima provincia dove per anni hanno operato come docenti precari.
“Il parere della Consulta – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief – diventerà anche e soprattutto determinante per l’esito di migliaia di ricorsi pendenti nei tribunali: l’attesa, più che per i risarcimenti adeguati, sempre più spesso considerati favorevolmente dai giudici, riguarda soprattutto il nodo della stabilizzazione di tutti coloro che, non solo nella scuola ma in tutto il pubblico impiego, hanno operato nello Stato anche non continuativamente per almeno 36 mesi, con i titoli richiesti, su posti vacanti”. “L’espressione della Corte Costituzione – continua il presidente Anief – diventa quindi l’ultimo anello per completare quel processo di avvicinamento alla normativa europea sul diritto al lavoro e sulla lotta al precariato reiterato negli anni.
E avrà effetti diretti pure sulla concessione, anche questa già sufficientemente consolidata, degli scatti di anzianità comprensivi del periodo di precariato, del pagamento dei mesi estivi e di tutte quelle indennità che vengono negati ai supplenti in mancanza di ragioni sostitutive”. Anief ricorda che continua ad informare periodicamente la Commissione Europea di questo stato di cose e a permettere di avviare i ricorsi per la stabilizzazione di tutti coloro che hanno svolto oltre 36 mesi su posto vacante. Come è in procinto di depositare al Tar i ricorsi dei 9 mila docenti esclusi illegittimamente dal piano di assunzioni e di difendere tutti coloro che sono stati danneggiati dalla riforma 107/15.