NAS in azione in tutta Italia per combattere il fenomeno dell’abusivismo sanitario. Deferimenti anche a Livorno, Roma e Torino

Continuava a svolgere regolarmente attività presso uno studio medico di Milano nonostante fosse stato radiato dall’albo professionale dal novembre del 2018. Il camice bianco, il rappresentante legale e il direttore sanitario della struttura, sono stati deferiti, in concorso tra loro, all’Autorità Giudiziaria per esercizio abusivo della professione sanitaria della medicina. E’ una delle operazioni compiute nei giorni scorsi dai Carabinieri del Nucleo Anti Sofisticazioni sul territorio nazionale contro il fenomeno dell’abusivismo sanitario

A Livorno, invece, nell’ambito dei controlli al contrasto di pratiche commerciali connesse all’esercizio abusivo di professioni mediche, i militari hanno deferito all’Autorità Giudiziaria una naturopata per aver eseguito pratiche mediche di competenza del dermatologo. La donna, come accertato, eseguiva presso un esercizio commerciale della provincia, tecniche tricologiche di esclusiva competenza del medico, quali il prelievo e l’analisi del capello, anamnesi, prescrizione di farmaci galenici e analisi di laboratorio, in completa assenza di titoli e di idoneità professionali.

I carabinieri, intervenuti, in esecuzione di un provvedimento di perquisizione, hanno quindi sottoposto a sequestro un locale e le attrezzature ivi esistenti per un valore complessivo di circa 300mila euro. 

A Torino altre due persone sono state deferite, in concorso tra loro, per esercizio abusivo della professione sanitaria di “tecnico della riabilitazione psichiatrica”. Il NAS ha infatti sorpreso, presso una comunità psichiatrica, un laureando che stava svolgendo, in difetto di titolo professionale, prestazioni tipiche del profilo sanitario specifico richiesto. Nei guai anche il responsabile del servizio, un educatore professionale, che aveva la diretta responsabilità.

Infine due persone sono state deferite in stato di libertà anche a Roma, dove i militari, al termine di una paziente attività di indagine, hanno ricostruito le responsabilità penali di un istruttore per attività motoria che, senza essere in possesso di alcuna qualifica sanitaria, aveva prodotto un falso certificato medico che un imprenditore edile, all’epoca dei fatti sottoposto agli arresti domiciliari, aveva successivamente presentato al Tribunale di Sorveglianza al fine di ottenere un permesso.

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