Il paziente si era sottoposto a un intervento dopo aver riportato la frattura del femore; i camici bianchi sono accusati di lesioni colpose in concorso
Il Pubblico Ministero della Procura di Brindisi ha disposto la citazione diretta a giudizio di quattro medici in servizio nell’ottobre del 2013 all’Ospedale di Ostuni. L’ipotesi di reato a loro carico è di lesioni colpose in concorso. Vittima un anziano settantenne operato presso il nosocomio per una frattura al femore determinata da una caduta. Nel decorso post operatorio l’uomo aveva continuato ad accusare un perdurante dolore.
Secondo quanto riportato nel capo d’imputazione formulato dal magistrato, il malessere sarebbe stato “direttamente connesso alla colposa dimenticanza di un ago con filo da sutura all’esito dell’intervento eseguito per la sostituzione dello stelo protesico ed osteosintesi, conseguente alla frattura del femore sinistro in un soggetto portatore di protesi d’anca”.
A tali conclusioni si è giunti dopo due perizie disposte dalla Procura. La prima consulenza, infatti, non aveva rilevato anomalie e il Pm aveva disposto l’archiviazione del caso; in seguito all’opposizione presentata dal legale difensore, l’avvocato Luigi Covella, è stato disposto un supplemento di indagine che ha fatto emergere gli oggetti dimenticati nella gamba del paziente, obbligandolo a tornare in sala operatoria, questa volta presso una struttura sanitaria del Leccese, per sottoporsi a un nuovo intervento di rimozione dei corpi estranei.
Ai quattro camici bianchi viene contestata la “colpa consistita in imperizia, imprudenza e negligenza”. In base alla relazione medico legale, infatti, gli operatori sanitari “in cooperazione tra loro e con più azioni ed omissioni, anche indipendenti”, cagionavano al paziente “lesioni gravi che determinavano una malattia e una incapacità ad attendere alle ordinarie occupazioni per un periodo superiore a quaranta giorni”. Tutto ciò, nonostante nella cartella clinica si facesse riferimento ad “azioni preventive effettuate per la riduzione del rischio di abbandono di materiale chirurgico (procedura di conteggio pre e post operatoria, evidentemente non eseguita con perizia e diligenza)”. Un controllo che, secondo l’accusa, non ci sarebbe stato.
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