I Giudici della Corte Costituzionale hanno ritenuto non punibile, in determinate condizioni, l’aiuto al suicidio. Cappato: da oggi in Italia siamo tutti più liberi; Anelli (FNOMCeO): sia un pubblico ufficiale ad avviare la procedura

La Corte costituzionale si è espressa ieri sulle questioni sollevate dalla Corte d’assise di Milano sull’articolo 580 del Codice penale riguardanti la punibilità dell’ aiuto al suicidio di chi sia già determinato a togliersi la vita.

I Giudici, riunitisi in camera di consiglio, hanno ritenuto non punibile, a determinate condizioni, chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli.

In attesa di un indispensabile intervento del legislatore, la Consulta ha subordinato la non punibilità al rispetto delle modalità previste dalla normativa sul consenso informato, sulle cure palliative e sulla sedazione profonda continua (articoli 1 e 2 della legge 219/2017) e alla verifica sia delle condizioni richieste che delle modalità di esecuzione da parte di una struttura pubblica del SSN, sentito il parere del comitato etico territorialmente competente.

La Corte sottolinea che l’individuazione di queste specifiche condizioni e modalità procedimentali, desunte da norme già presenti nell’ordinamento, si è resa necessaria per evitare rischi di abuso nei confronti di persone specialmente vulnerabili. 

Soddisfatto il protagonista della vicenda giudiziaria, Marco Cappato, al centro di un procedimento per il suo ruolo nella morte di Dj Fabo. “Da oggi in Italia siamo tutti più liberi – ha dichiarato Cappato- anche quelli che non sono d’accordo. Ho aiutato Fabiano perché ho considerato un mio dovere farlo. La Corte costituzionale ha chiarito che era anche un suo diritto costituzionale per non dover subire sofferenze atroci. È una vittoria di Fabo e della disobbedienza civile, ottenuta mentre la politica ufficiale girava la testa dall’altra parte. Ora è necessaria una legge”.

“La Corte costituzionale – commenta l’avvocato Filomena Gallo, Segretario Associazione Luca Coscioni e coordinatore del collegio di difesa di Marco Cappato – apre la strada finalmente a una buona normativa per garantire a tutti il diritto di essere liberi fino alla fine, anche per chi è attaccato a una macchina ed è affetto da patologie irreversibili e sofferenze insopportabili, come previsto dalla nostra proposta di legge di iniziativa popolare per l’eutanasia legale depositata alla Camera dei Deputati nel 2013. Mi auguro che finalmente il Parlamento si faccia vivo”.

La decisione della Consulta è invece stata accolta con cautela dal mondo medico. che ha espresso la sua posizione per il tramite del presidente della FNOMCeO , Filippo Anelli.

Anelli aveva ricordato il principio fondamentale su cui regge la Professione, espresso nel Codice di Deontologia Medica, ovvero che il “dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell’Uomo e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana”. 

“Quello che chiediamo ora al Legislatore – ha spiegato Anelli raggiunto dall’Ansa dopo la pronuncia – è che chi dovesse essere chiamato ad avviare formalmente la procedura del suicidio assistito, essendone responsabile, sia un pubblico ufficiale rappresentante dello Stato e non un medico”.

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