Un medico è stato assolto per il decesso di un bimbo di 9 anni morto giocando a calcio nel 2015. Era accusato di omicidio colposo

È arrivata l’assoluzione piena per Darush Barhi, medico del 118 che era stato accusato di omicidio colposo nel caso del bimbo di 9 anni morto giocando a calcio a Teramo, nel 2015.

Ecco cos’era accaduto.

Il piccolo, nove anni, di Pineto (Teramo) morì sul campo di calcio il 25 settembre 2015 per una fibrillazione ventricolare.

Per la sua morte era finito a processo il professionista con l’accusa di omicidio colposo, su imputazione coatta.

Il medico che soccorse il bimbo di 9 anni morto giocando a calcio era finito sotto processo per il mancato utilizzo del defibrillatore.

Ieri, al termine del rito abbreviato davanti al gup Domenico Canosa, il dottor Bhari è stato assolto “perché il fatto non sussiste”.

Al momento della tragedia il piccolo stava giocando sul campo di calcio di Pineto insieme ai suoi compagni di squadra, quando avvertì un malore accasciandosi a terra.

A stroncarlo, secondo quanto emerso dall’autopsia, è stata una fibrillazione ventricolare provocata da una malformazione congenita.

All’epoca dei fatti la Procura aveva inizialmente iscritto nel registro degli indagati sia il professionista che aveva rilasciato il certificato di idoneità sportiva che il medico del 118, chiedendo successivamente l’archiviazione per entrambi.

Secondo la perizia disposta dal pm, infatti, la patologia da cui era affetto il piccolo poteva essere diagnosticata solo con un ecocardiogramma.

Un esame non previsto in caso di rilascio di certificato di idoneità sportiva per attività non agonistica.

Da lì era partita la richiesta di archiviazione per il medico che gli aveva rilasciato il certificato, che aveva regolarmente eseguito l’elettrocardiogramma previsto dalla normativa.

Quanto al medico del 118, la Procura aveva inizialmente ipotizzato un’omissione per non aver utilizzato, al momento dei soccorsi, il defibrillatore presente sull’ambulanza.

Successivamente per lo stesso medico era stata richiesta l’archiviazione, sempre sulla scorta della perizia rimessa dai consulenti della Procura.

Secondo questi ultimi, l’uso del defibrillatore avrebbe potuto salvare la vita del bimbo solo se usato entro un determinato lasso di tempo.

Durante il rito abbreviato erano stati ascoltati dal gup alcuni testimoni tra cui un autista infermiere che si trovava sulla prima ambulanza, che aveva sostenuto l’utilizzo nell’immediatezza del defibrillatore.

 

 

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