Riconosciuta l’eziologia professionale del carcinoma dell’orofaringe contratto da un operaio che aveva lavorato per anni in ambienti a rischio

La corte d’Appello di Firenze ha condannato l’Inail al risarcimento per malattia professionale nei confronti di un ex operaio affetto da carcinoma dell’orofaringe. L’uomo, come riporta Luccaindiretta, aveva lavorato per anni in settori e ambienti a rischio, prima come saldatore, poi come autista, quindi operaio addetto alle demolizioni di capannoni e altri edifici contenenti anche amianto e polveri di eternit e, infine, come operaio addetto all’escavazione di ghiaia.

Il lavoratore sarebbe stato dunque esposto a fumi di saldatura, polveri di cemento e di materiali vari da demolizione di capannoni e altri edifici contenenti anche residui di amianto. L’Inail, tuttavia, aveva respinto la domanda volta al riconoscimento dell’origine lavorativa della malattia contratta. Da lì la decisione di agire in giudizio.

Il Tribunale, nel 2017, aveva riconosciuto l’eziologia professionale del tumore alla gola, ma l’Istituto assicurativo aveva presentato appello.

La Corte territoriale, nei giorni scorsi, ha confermato la sentenza del giudice di prime cure, disponendo in favore dell’attore una cifra pari a circa 250mila euro più interessi e rivalutazione dal 2014 ad oggi, per i danni biologici subiti, oltre a un rateo mensile per quelli patrimoniali.

Decisive, in tal senso, due perizie mediche che avrebbero dimostrato, oltre ogni ragionevole dubbio, il nesso causale tra la patologia e l’attività lavorativa svolta.

“Date le caratteristiche ed il basso costo – si legge in un passaggio della sentenza riportato da Luccaindiretta – l’amianto è stato utilizzato per anni, purtroppo, in tanti settori; si contano oltre 3000 prodotti confezionati con questo materiale. I principali settori in cui è stato utilizzato l’amianto sono l’industria, l’edilizia ed i trasporti. In particolare nelle abitazioni, negli edifici pubblici e nei capannoni industriali l’amianto fino agli anni 90 veniva utilizzato per la costruzione di lastre e tegole per i tetti e per la coibentazione delle tubature degli acquedotti sotto forma di fibrocemento, meglio conosciuto come eternit. Nel settore trasporti l’asbesto veniva invece principalmente utilizzato come materiale isolante, soprattutto in navi, autobus e treni. Anche nel settore industriale i prodotti a base di amianto venivano adottati maggiormente come isolante termico ed acustico”.

“La sola presenza di amianto – ha affermato ancora il Collegio distrettuale– non è di per sé pericolosa; diventa però estremamente nociva quando a seguito di sollecitazioni le sue polveri contenenti fibre (mille volte più sottili di un capello) si disperdono nell’aria e vengono inalate o ingerite dall’uomo. Le fibre d’amianto infatti, una volta inalate o ingerite, non degradandosi, rimangono all’interno dei polmoni e degli altri organi creando uno stato infiammatorio persistente, con conseguente danneggiamento del Dna delle cellule, favorendo lo sviluppo di tumori, asbestosi o mesoteliomi”. 

La redazione giuridica

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