Presso la struttura lombarda eseguite 44 tipologie di interventi. Il dato presentato in un convegno organizzato a Milano dalla SICI-GISE
Dall’angioplastica coronarica in corso di infarto miocardico acuto con i più moderni stent, compresi quelli riassorbibili, alla sostituzione valvolare aortica per via percutanea; dalla riparazione della valvola mitralica con sistema mitraclip, alla sostituzione della valvola polmonare in età pediatrica fino alle più sofisticate tecniche di imaging intracoronarico. L’ASST Papa Giovanni XXIII è il primo centro in Italia per tipologie di procedure di cardiologia interventistica (ben 44) offerte ai pazienti alle prese con problemi cardiaci
Il primato è emerso da un’analisi della Società italiana di cardiologia interventistica (SICI-GISE), che ogni anno raccoglie i dati di oltre 330mila procedure svolte nei laboratori di emodinamica italiani per suggerire programmi d’intervento volti a migliorare appropriatezza e gestione delle risorse. Tale analisi è stata presentata durante il convegno “Gise Activity Data” che nei giorni scorsi ha raccolto a Milano clinici, decisori e rappresentanti dell’industria, con l’obiettivo di individuare e proporre soluzioni capaci di coniugare innovazione ed efficienza, difendendo la qualità delle cure offerte ai cittadini.
Al convegno, oltre al presidente SICI-GISE, il cardiologo interventista Giuseppe Musumeci, hanno partecipato, tra gli altri, il Direttore Generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII Carlo Nicora, il Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, il vice Presidente della Commissione Sanità Regione Lombardia Angelo Capelli, il Direttore Generale Sanità Piemonte Fulvio Moirano e il Presidente Assobiomedicali Daniela Delledonne,
“Abbiamo sempre sposato l’innovazione – ha dichiarato Orazio Valsecchi, direttore del Dipartimento Cardiovascolare dell’ASST Papa Giovanni XXIII -. Basti pensare che l’approccio radiale, nato a Bergamo, oggi è utilizzato nell’80% dei casi trattati in Italia. Seguiamo programmi chiari e di lungo periodo e prospettiva e mai in modo estemporaneo, evitando di testare tecniche destinate a casi isolati e senza una chiara prospettiva. Inoltre, è sempre stata per noi fondamentale la cooperazione e lo scambio continuo di esperienze e capacità con i cardiochirurghi diretti da Lorenzo Galletti, ai quali ci lega un rapporto strettissimo di collaborazione, in modo da garantire l’innovazione e il meglio dell’assistenza cardiologica multidisciplinare”.
L’appuntamento milanese è stato anche l’occasione per presentare al mondo della cardiologia italiana il “Percorso di appropriatezza clinica per la gestione del follow up del paziente sottoposto a rivascolarizzazione coronarica percutanea”, che permetterebbe, ove applicato, di risparmiare quasi una prestazione l’anno per ogni paziente e ridurre visite, esami inutili, e di conseguenza tagliare le liste d’attesa del 39%. Il protocollo, nato a Bergamo da un’idea della cardiologa Roberta Rossini, prevede il calcolo del reale rischio clinico di un paziente sottoposto ad angioplastica e si basa sulla gestione integrata tra ospedale e medico di famiglia, con l’obiettivo di ridurre le prestazioni ambulatoriali e gli esami ecocardiografici o i test da sforzo inappropriati, con impatto positivo sui tempi di attesa.
“Questo protocollo dimostra che l’abitudine a misurare e valutare permette anche di mettere a punto modelli tesi a migliorare l’appropriatezza, la gestione delle risorse e le liste d’attesa – ha commentato Carlo Nicora, direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII -. Siamo sempre più impegnati a garantire innovazione, qualità e sicurezza, per prenderci cura al meglio dei pazienti, il che non significa necessariamente fare “di più”, ma fare bene ciò che serve realmente a quel paziente”.
“Oggi in Italia è fondamentale garantire la sostenibilità del sistema sanitario – ha concluso Giuseppe Musumeci, che ha presentato i dati italiani -. Affrontare questa sfida è possibile, continuando ad assicurare ai cittadini la qualità delle cure, ottimizzando le risorse disponibili, misurando, analizzando e valutando ciò che viene fatto, come SICI-GISE fa dalla sua nascita e in modo sistematico da oltre 30 anni, raccogliendo i dati di attività di oltre 270 centri di emodinamica. Disponiamo oggi di un ricco database di più di 330mila procedure di cardiologia interventistica l’anno, quasi 1.000 al giorno eseguite nel nostro Paese. Tutti interventi i cui effetti sono misurabili in risultati clinici e che hanno portato a un abbattimento della mortalità per eventi cardiovascolari dagli oltre 263mila decessi del 1980 ai circa 220mila del 2010, con una riduzione del 16,5%”.