Presentati dall’Istituto Nazionale Tumori alcuni risultati di uno studio che ha coinvolto oltre 2.300 donne operate di carcinoma mammario

Alimentazione ricca di cereali e frutta e povera di carni rosse e conservate, insieme ad attività fisica moderata, diminuiscono il rischio di ripresa della patologia tumorale. E’ quanto rivelano i dati del “Progetto Diana 5 – studio di intervento multicentrico, controllato e randomizzato”, coordinato dai ricercatori dell’Istituto Nazionale dei Tumori, Campus Cascina Rosa, e finanziato dal Ministero della Salute e dall’Associazione Italiana per la Ricerca contro il Cancro (AIRC).

Lo studio, avviato nel 2008 e in fase di conclusione, è stato condotto su 2353 donne (le ultime reclutate nel 2012) operate di carcinoma mammario provenienti da undici centri sparsi sul territorio nazionale. Fra queste, ben 1672 avevano un alto rischio endocrino-metabolico di sviluppare recidive. Ciascuna volontaria è stata seguita dai ricercatori dell’Istituto per 5 anni.

Alcuni dei risultati del Progetto sono stati presentati ieri da Franco Berrino, principal investigator del Progetto, e Anna Villarini, biologa e nutrizionista dell’INT, alla presenza del presidente dell’Istituto Nazionale dei Tumori Enzo Lucchini, del direttore generale Luigi Cajazzo, e del direttore scientifico Giovanni Apolone.

Tali risultati evidenziano come nelle pazienti già operate di tumore della mammella, il miglioramento di alimentazione e stili di vita comporti una diminuzione del rischio di recidive e di sviluppare metastasi. Le pazienti coinvolte nello studio hanno adottato un’alimentazione basata sul consumo di cereali integrali, legumi, verdure di stagione, frutta fresca e semi oleaginosi, e povera di cereali raffinati, zuccheri e carni rosse e conservate. Allo stesso tempo, hanno modificato lo stile di vita, introducendo quotidianamente un’attività fisica moderata come, ad esempio, trenta minuti di camminata a passo veloce.

Il 20% delle donne partecipanti al Progetto Diana 5 presentava Sindrome Metabolica (SM) al momento del reclutamento. “La SM è un insieme di fattori di rischio che aumentano il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari, tumorali, diabete e altre patologie cornico-degenerative – spiega Anna Villarini – Si fa diagnosi di SM quando sono presenti 3 su 5 fattori di rischio: obesità addominale, pressione arteriosa elevata, bassi livelli di colesterolo ‘buono’ HDL, elevati livelli di glicemia e trigliceridi”. Dalle analisi emerge che le donne con Sindrome Metabolica hanno un rischio quasi doppio di avere recidive e metastasi rispetto alle donne senza SM. Una conclusione pienamente coerente con i dettami e le raccomandazioni del Fondo mondiale per la ricerca sul cancro (WCRF) in materia di alimentazione e stili di vita, tra cui le più importanti sembrano essere proprio mangiare principalmente cibi vegetali e fare ogni giorno almeno 30 minuti di attività fisica.

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