Non eseguono il parto cesareo per non trattenersi oltre l’orario di lavoro, tre indagate sono state rinviate a giudizio

La procura di Catania ha rinviato a giudizio tre dottoresse dell’Ospedale Santo Bambino con accuse a vario titolo di lesioni colpose gravissime, omissioni e falso ideologico. La procura le aveva sospese dall’attività a dicembre 2016.
Secondo le indagini, il 2 luglio 2015 una paziente 26enne era entrata in ospedale per partorire ma le due dottoresse in servizio non solo avrebbero ignorato il tracciato da cui emergeva la sofferenza fetale che rendeva necessario un parto cesareo, ma avrebbero somministrato alla donna dell’atropina, per simulare una regolarità inesistente.
E l’avrebbero fatto allo scopo di ritardare il parto in modo da per smontare dal servizio e lasciare la paziente ai colleghi subentranti, oltretutto omettendo in cartella l’accaduto e senza avvisarli della situazione, impedendogli di “avere immediata certezza dell’estrema gravità della situazione clinica”.
La terza indagata è invece accusata di “aver messo in atto una serie di condotte negligenti, imprudenti e imperite”, come due tentativi con la manovra di Kristeller, bandita dalle linee guida.
Qualche ora dopo il bambino è nato con un parto naturale ma riportando gravi lesioni sia fisiche che cerebrali, di cui i genitori si sono accorti solo mesi dopo andando dal pediatra per una visita di routine.
Dopo la denuncia dei genitori, la procura ha sospeso i tre medici rispettivamente a dodici, sei e cinque mesi, nonostante un ricorso col quale le tre indagate sostengono la propria innocenza e di aver rispettato i protocolli.
La procura ha inoltre coinvolto l’ospedale affermando che fino a quel momento al Santo Bambino le cartelle cliniche venivano compilate “successivamente rispetto all’insorgere dell’avvenimento clinicamente rilevante”, con lo scopo di “occultare le prove di eventuali responsabilità mediche”.
L’udienza preliminare si terrà il prossimo 22 maggio.
 
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