Nel caso esaminato dalla Cassazione il cartello, vecchio e arrugginito, era stato sostituito e non possedeva alcun valore storico e artistico

Rubare un cartello di segnaletica stradale è reato? Per la Cassazione, se si tratta di ‘cosa abbandonata’, la risposta è no. La Suprema Corte, con sentenza n. 23093/2017 si è pronunciata sul ricorso presentato da un soggetto che era stato condannato sia in primo grado che in appello per il reato di furto aggravato, disciplinato dagli articoli 624 e 625 del codice penale.
L’imputato, nello specifico, era stato ritenuto responsabile di aver rubato un cartello di segnaletica stradale di proprietà del Comune, nonostante questo fosse stato sostituito con un nuovo cartello. Di qui la decisione del condannato di ricorrere per Cassazione. Secondo l’uomo, in particolare, il segnale stradale sarebbe stato vecchio e arrugginito, non avrebbe avuti alcun valore storico né artistico e doveva pertanto essere ritenuto una ‘cosa abbandonata’, destinata al macero.
Inoltre, a detta del ricorrente, non era stata provata la volontà di sottrarre un bene al legittimo proprietario e i giudici di merito avrebbero dovuto concedere quantomeno l’attenuante prevista dall’articolo 62 del codice penale in virtù del fatto che il cartello aveva un valore di poche decine di euro. Il ricorso è stato ritenuto fondato dal Palazzaccio, i cui giudici hanno quindi annullato la sentenza di condanna in quanto ‘il fatto non sussiste’.
Secondo gli Ermellini, infatti, il cartello in questione era stato sostituito da un nuovo cartello, poiché arrugginito, e doveva pertanto essere effettivamente considerato una cosa abbandonata, che non poteva formare oggetto di furto. Inoltre, per la Cassazione, i giudici di appello non avevano considerato l’effettiva “lesività del fatto”, precisando che, nel caso in esame, non poteva considerarsi “lesivo” il furto avente ad oggetto un “un vecchio cartello di segnaletica stradale arrugginito, ormai sostituito dall’Amministrazione”.
I giudici di merito, inoltre, non avevano adeguatamente motivato l’affermazione secondo cui il cartello, sia pure nella condizioni in cui si trovava, potesse rivestire un interesse storico ed artistico, “tanto da meritare collocazione in esposizioni, mostre e collezioni private”.

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