La Corte di Cassazione fa il punto sulla riconducibilità alla Società delle somme che transitano sui conti correnti dei familiari dei soci o degli amministratori

Con la sentenza n. 20408/2018 la Cassazione ha fornito chiarimenti sulla riconducibilità alla Società delle somme che transitano sui conti correnti dei familiari dei soci o degli amministratori.

Ebbene, secondo gli Ermellini, è necessario che il contribuente fornisca la prova analitica della riferibilità di ogni singola movimentazione del proprio conto corrente, ovvero dell’estraneità delle stesse alla sua attività.

La vicenda

Nel caso di specie, l’Agenzia delle Entrate aveva sottoposto ad accertamento i conti correnti dei familiari (padre e nonna) dell’Amministratore di una S.r.l..

Dopodiché, erano stati emessi degli avvisi di accertamento per maggiori ricavi non dichiarati ai fini IVA, IREP ed IRES.

Inoltre, l’Agenzia delle Entrate aveva emesso un avviso di irrogazione di sanzioni a carico della S.r.l.. Il tutto, sempre con riferimento al periodo di imposta oggetto dell’accertamento.

Ebbene, i due atti impositivi sono quindi stati impugnati dalla Società accertata, e la Commissione Tributaria Provinciale ha accolto parzialmente l’impugnativa contro l’avviso di accertamento.

Ciò è avvenuto, di fatto, escludendo dalla ripresa a tassazione i ricavi risultanti dalle movimentazioni bancarie del padre e della nonna dell’amministratore della società.

Contestualmente, l’impugnativa contro l’irrogazione delle sanzioni è stata respinta.

In secondo grado la Commissione Tributaria Regionale ha rigettato l’impugnazione dell’avviso di accertamento proposto dall’Agenzia.

A tal proposito, gli elementi forniti dall’Ufficio in merito alla attribuzione alla società dei conti correnti dei familiari, soggetti terzi della Società accertata, avrebbero dovuto essere suffragati da ulteriori elementi.

La impugnativa relativa invece all’atto di irrogazione delle sanzioni è stata invece accolta in quanto le sanzioni pecuniarie andavano ridotte. Ci in virtù del parziale accoglimento del ricorso proposto dalla Società .

L’Agenzia delle Entrate ha quindi fatto ricorso in Cassazione con separati ricorsi, poi riuniti dalla Suprema Corte per connessione.

Nel farlo, ha sostenuto l’erroneità delle decisioni delle Commissioni Tributarie territoriali per non aver riconosciuto imputabili alla società in questione i risultati degli accertamenti bancari condotti nei confronti dei conti correnti dei familiari dell’amministratore.

Infatti, secondo l’Agenzia, la riconducibilità alla società contribuente dei risultati degli accertamenti bancari svolti riveste natura dirimente.

Questo perché l’amministratore della società accertata aveva la delega ad operare sui conti correnti dei suoi familiari.

Questi conti, in particolare, risultavano sforniti di redditi propri con la conseguenza che le movimentazioni bancarie a favore dei conti correnti dei familiari erano senz’altro imputabili alle risorse economiche della Società.

In sostanza, con tali movimentazioni disperdeva i provi ricavi spalmandone una parte sui suddetti conti correnti per poter così eludere la tassazione relativa.

Gli Ermellini hanno quindi respinto il ricorso dell’Agenzia ribadendo l’orientamento consolidato secondo cui – in tema di accertamenti delle imposte sui redditi – il soggetto accertato deve fornire la prova analitica della riferibilità di ogni singola movimentazione all’attività della società, o impresa, ovvero della estraneità di ogni singola movimentazione alla attività della impresa.

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