I reati contestati sono la diffusione colposa di epidemie e l’omicidio colposo; secondo numerose segnalazioni, non sarebbero state adottate misure adeguate di protezione per evitare i contagi da coronavirus

Indagini in corso a Milano sul numero dei morti per coronavirus tra i ricoverati nelle case di riposo del capoluogo lombardo. Nel mirino della Procura, in particolare, è finito il Pio Albergo Trivulzio dove si sono registrati 70 decessi nel mese di marzo e 30 nella sola prima settimana di aprile. I reati contestati sono  la diffusione colposa di epidemie e l’omicidio colposo. Nello specifico, in base a quanto riportato dal quotidiano Repubblica,  l’accusa sarebbe quella di avere celato casi di contagio, mettendo così a rischio ospiti e sanitari.

Gli inquirenti si stanno muovendo soprattutto sul piano documentale, con l’analisi dei tantissimi esposti e denunce che riguardano non solamente il Trivulzio ma anche altri Istituti e Rsa del milanese. Secondo le accuse inizialmente non sarebbero state adottate misure adeguate di protezione e distanziamento, a partire dall’utilizzo delle mascherine. Poi si sarebbe tentato l’isolamento dei malati, senza che le famiglie venissero informate.

Sul caso è intervenuto anche il Ministero della Salute, con l’annuncio da parte del Viceministro Pierpaolo Sileri di aver aperto una pratica interna sul caso prospettando l’invio degli ispettori del dicastero presso la struttura, con il supporto dei Nas.

Il direttore sanitario dell’Azienda di servizi alla persona, Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio, Pierluigi Rossi, ha dichiarato all’Adnkronos che la situazione sarebbe sotto controllo: “Abbiamo una serie di pazienti attenzionati che presentano i sintomi da Covid-19, che stiamo curando in maniera efficace. Ovviamente, ci sono anche pazienti che decedono. La nostra popolazione è molto anziana e i decessi avvengono non solo per il Covid, ma per molte altre patologie”.

Il direttore sanitario ha spiegato che, data l’impossibilità di effettuare tamponi, è stata applicata “una politica di isolamento di tutti i casi sospetti, che avevano febbre o problemi respiratori”

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