Cyberbullismo, è allarme nelle scuole italiane

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Per il 77% dei dirigenti scolastici, internet è il luogo prediletto dei bulli 2.0. E più della metà dei presidi ha dovuto affrontare episodi di cyberbullismo

Più della metà dei presidi italiani ha dovuto personalmente affrontare episodi di cyberbullismo, il 10% di sexting e un 3% persino casi di adescamento online. Sono questi i dati allarmanti della ricerca Censis realizzata in collaborazione con la Polizia Postale e delle Comunicazioni.

Ma cos’è di preciso il cyberbullismo? Sono molti in realtà i comportamenti che possono rientrare nel cosiddetto “bullismo digitale”, ma la maggioranza dei presidi (il 77%) è assolutamente concorde nel ritenerlo un reato a tutti gli effetti, tanto che in poco più della metà dei casi il dirigente scolastico si è visto costretto a rivolgersi alle forze dell’ordine.

D’altra parte, se si considera che il 91% dei ragazzi di età compresa tra i 14 e i 18 anni è iscritto a un social network, la diffusione “tecnologica” del fenomeno del bullismo era per molti versi prevedibile.

Sono i risultati di una ricerca condotta dal Censis in collaborazione con la Polizia Postale e delle Comunicazioni: il campione utilizzato era composto da 1.727 dirigenti scolastici di tutta Italia. Emerge un quadro interessante, soprattutto per quel che riguarda la pericolosità del fenomeno ritenuto più grave del bullismo tradizionale (per il 90% dei presidi) – perché risulta più doloroso e con conseguenze più durature sulla reputazione personale del ragazzo colpito – e, soprattutto, più difficile da individuare (89%), dal momento che gli adulti sono spesso esclusi dalla vita online dei proprio figli (o dei propri studenti nel caso degli insegnanti).

Dalle risposte del questionario si evince anche che per il 93% dei presidi fondamentale nel comportamento dei cyberbulli sia l’esempio dei genitori che influenza molto o abbastanza. Per questo, il 39% delle scuole ha già attuato alcune azioni specifiche e il 63% lo farà nel corso di dell’anno scolastico in corso; eppure, nel 36% degli istituti solo la metà dei genitori partecipa e nella maggior parte dei casi (59%) sono pochi a partecipare.

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