Un medico che diede la autorizzazione al porto di armi dovrà risarcire 550mila euro. Non verificò stato mentale del richiedente che poi uccise un uomo

È stato condannato a risarcire 550 mila euro il medico di Chieti che diede la autorizzazione al porto di armi a un uomo, rivelatosi poi non idoneo, che in seguito uccise un uomo.

Il professionista, infatti, aveva rilasciato la certificazione positiva per il porto d’armi senza verificare le condizioni psicofisiche del richiedente. 

E adesso il medico dovrà risarcire con oltre 550.000 euro la madre e il fratello di Massimiliano Sabatini, il giovane ucciso a Chieti Scalo sotto un palazzo di via Ricciardi il 27 febbraio del 2006, da Mimmo Minutiello (figlio di un ex maresciallo dei carabinieri).

Questi, dopo aver freddato l’amico con due colpi di revolver, si suicidò subito dopo.

Una tragedia nella tragedia che al medico che diede la autorizzazione al porto di armi è costata anche una condanna.

Il Tribunale civile, come riporta Il Messaggero, ha condannato Rocco Enrico Centurione, medico curante di Minutiello, a risarcire i danni.

Il medico dovrà farlo di tasca sua perché la domanda di manleva è stata rigettata e dunque non è l’assicurazione a pagare.

Il professionista, assistito dall’avv. Giuliano Milia, aveva rilasciato a Minutiello il certificato dal quale non emergevano le patologie psichiche da cui questi era affetto.

Patologie, però, per le quali l’uomo era stato sottoposto a cura. Il rilascio di tale certificazione gli ha permesso di conseguire il porto d’armi ovvero il via libera per acquistare la pistola.

Centurione, condannato a 2 anni e 4 mesi per falso ideologico, oltre a 100mila euro di provvisionale, era stato assolto in Appello.

Ma la Cassazione, su ricorso delle parti civili, ha censurato la sentenza di secondo grado parlando di valutazioni manifestamente illogiche che violano i criteri legali di definizione del nesso causale dettatati dagli articoli 40 del codice penale. Nonché, oltretutto, i principi ricavabili dal sistema in tema di cooperazione colposa.

Alla luce di quanto esposto, ha annullato la sentenza di appello rinviandola al giudice civile.

Secondo quest’ultimo, infatti, era del tutto evidente il nesso causale fra la condotta del medico e la morte di Sabatini, assumendo una rilevanza causale decisiva in ordine al verificarsi del rischio garantito.

E non è tutto.

Per i giudici, infatti, sussisteva anche una gravissima violazione delle norme cautelari da parte del medico.

Il professionista, infatti, seppure non specializzato in psichiatria, ha ritenuto di non condividere la diagnosi del dott. Bocola, specializzato in neurologia e psichiatria.

Un aspetto ritenuto senza dubbio determinante. Quando, il 29 dicembre 2015, Minutiello presentò alla Questura la richiesta per il rilascio del porto d’armi, nel certificato rilasciato dal medico si negavano i problemi psichici e la concomitante assunzione di farmaci. Il porto d’armi venne così rilasciato cinque giorni prima della tragedia che costò la vita all’amico.

 

 

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