In occasione della giornata mondiale dell’epatite l’OMS rilancia la necessità di rafforzare informazione e prevenzione
In tutto il mondo si stima che 400 milioni di persone siano infettate con epatite B e C, con circa 1,45 milioni di morti nel 2013. A livello europeo, secondo i dati del Centro Europeo per il Controllo delle Malattie (Ecdc) i cittadini che soffrono di tali patologie sono circa 10 milioni, con oltre 57mila nuove diagnosi registrate nel 2014 (22.442 casi di epatite B e 35.231 di C). Nel vecchio continente il tasso di epatite B acuta si è dimezzato dal 2006 grazie all’utilizzo dei vaccini, ma nello stesso periodo si è alzato di quasi il 30% quello relativo alla HCV.
Sono numeri che lasciano intendere come ci sia ancora molto da fare per il raggiungimento dell’obiettivo fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ovvero il debellamento dell’epatite quale problema di salute pubblica entro il 2030.
Il dato più allarmante è rappresentato dal fatto che, a livello mondiale, solo 1 persona su 100 tra coloro con infezione da epatite B o C è sotto trattamento ma soprattutto che circa il 95% dei malati non sa di esserlo, vivendo senza sintomi per molti anni; di conseguenza quando scoprono la patologia spesso è troppo tardi affinché i trattamenti disponibili siano pienamente efficaci.
Per questo in occasione del World Hepatitis day 2016 che si celebra oggi l’Oms rilancia l’importanza di sviluppare le conoscenze sulla malattia e aumentare l’accesso ai test e ai trattamenti sanitari. Nel maggio del 2016, durante l’Assemblea Mondiale della Sanità, 194 governi hanno adottato per la prima volta una strategia settoriale sull’epatite virale e hanno concordato i primi obiettivi globali. La strategia comprende un bersaglio per il trattamento di 8 milioni di persone per l’epatite B o C entro il 2020 mentre l’obiettivo a lungo termine è quello di ridurre entro il 2013 le nuove infezioni di epatite virale del 90% , nonché il numero di morti a causa di epatite virale del 65%.
“La strategia è ambiziosa, ma gli strumenti per raggiungere gli obiettivi ci sono già – afferma l’Oms -. Un vaccino efficace e il trattamento per l’epatite B già esiste. Non esiste un vaccino per l’epatite C, ma l’introduzione di farmaci per via orale, chiamati antivirali ad azione diretta, ha reso possibile potenzialmente curare più del 90% dei pazienti entro 2-3 mesi. Ma in molti paesi, le attuali politiche, regolamenti e prezzi dei medicinali messo la cura fuori dalla portata della maggior parte della gente”.
Sulla stessa linea anche il Centro Europeo per il Controllo delle Malattie: “Per eliminare l’epatite virale in Europa – ha affermato il direttore dell’Ecdc, Andrea Ammon – dobbiamo lavorare insieme per aumentare le diagnosi e i trattamenti, oltre che migliorare i programmi di prevenzione. Allo stesso tempo dobbiamo migliorare i sistemi di sorveglianza, perché i dati in molti paesi dell’Unione Europea sono insufficienti”.