Il team interdisciplinare prende in carico globalmente la persona affetta dalla malattia attraverso un approccio centrato sui problemi e bisogni della persona, definendo il Progetto Riabilitativo Individuale.

L’equipe riabilitativa è costituita dalle seguenti figure professionali: il medico (fisiatra, medico dello sport, reumatologo, ortopedico o neurologo), il fisioterapista, il kinesiologo e non ultimo il paziente. Poi a seconda dei casi anche altri professionisti possono essere integrati nell’equipe. È questo il caso del podologo, dell’infermiere, dello psicologo ecc.

All’interno dell’equipe ci deve essere lo scambio di informazioni, la condivisione degli obiettivi ed un processo decisionale comune. Secondo la nostra esperienza è sicuramente utile, se non fondamentale che i professionisti condividano oltre che gli obiettivi da perseguire anche gli spazi di lavoro. Questo aspetto riveste secondo noi un’importanza fondamentale e strategica in quanto, riunioni lunghe anche ore sono nulla se paragonate alle esperienze condivise sul campo.

Quindi se gli operatori riescono anche per pochi minuti a lavorare contemporaneamente sullo stesso paziente, il trattamento risulta potenziato. Questa amplificazione è data dal fatto che il paziente per primo si vede e si sente effettivamente come l’elemento centrale del trattamento, inoltre l’osservazione contestuale e di differenti professionisti mette in evidenza in modo migliore le eventuali difficoltà e le celate potenzialità del paziente stesso, come dire che quattro occhi vedono meglio di due.

Citiamo un esempio. Se la rieducazione deambulatoria eseguita dal malato e condotta dal fisioterapista, viene osservata in diretta anche dal medico, quest’ultimo riceve informazioni aggiuntive rispetto a quelle analizzate durante l’esame obiettivo. Informazioni che possono indirizzare il medico ad ipotizzare differenti obiettivi o l’implementazione di quelli già stabiliti durante la visita. Stessa cosa dicasi per il fisioterapista che riesce ad assistere alla visita medica. Le stesse relazioni contestuali possono e dovrebbero esserci anche con il supporto del kinesiologo (il laureato in Scienze Motorie).

In questo modo in effetti si potrebbe realmente dire di essere riusciti a cucire un progetto riabilitativo individuale ad hoc sulle esigenze e sulle potenzialità del paziente. Questo modus operandi inoltre non è statico ma dinamico. Come dinamica del resto è l’evoluzione di qualsiasi patologia.

È importante soffermarci sull’aspetto del dinamismo in quanto questo punto ricopre il punto cruciale della nuova riabilitazione. Troppo spesso e per troppo tempo ci si è limitati a prescrivere cicli di 10 sedute di fisioterapia e di applicare in modo identico i trattamenti seduta dopo seduta. Come se la sintomatologia del paziente fosse sempre la stessa, come se non ci fossero miglioramenti e come se le affezioni di ognuno di noi fossero curabili nello stesso modo.

Un paziente sedentario affetto da mal di schiena non è uguale ad uno sportivo che soffre di mal di schiena, ma molto spesso la diagnosi di lombalgia è la stessa per entrambe. Per questioni legali ovviamente la diagnosi è la stessa, la malattia ha lo stesso nome ma viene vissuta diversamente dai due soggetti profondamente diversi tra loro. Quindi è giusto somministrare lo stesso trattamento? La risposta ovviamente è no! Inoltre lo stesso paziente che si rivolge al medico riuscendo a stento ad arriva in ambulatorio per la forte sintomatologia, sicuramente necessita di cure differenti rispetto a quelle erogate durante l’ultima seduta di fisioterapia o quando ha iniziato il programma di ricondizionamento fisico ad opera del kinesiologo.

Ecco quindi cosa si intende per dinamicità di trattamento: una continua valutazione degli effetti del trattamento stesso al fine di somministrare una  progressiva riabilitazione che consideri i piccoli risultati raggiunti di volta in volta. Tutto quanto detto può essere racchiuso in un concetto più ampio, il concetto di Fisiopalestra. In Italia sfortunatamente realtà di questo tipo sono ancora ben poche anche grazie alla normativa scarsamente chiara relativamente al mondo del wellness e delle palestre, ma questo è davvero un capitolo troppo ampio da trattare in questa sede e ci riserviamo di approfondirlo in seguito.

Dr FKT Paolo Scannavini

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