Sono decine gli obblighi e i divieti contenuti nella legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita caduti nell’arco degli ultimi 12 anni, periodo di vigenza di una delle normative più controverse mai emanate in Italia.
L’anniversario dalla sua entrata in vigore ricorre infatti il 10 marzo. Ma della legge, che era anche stata sottoposta a un referendum senza successo, rimane oggi ben poco, essendo stata oggetto di “37 sentenze di giudici ordinari e costituzionali” che l’hanno pian piano smantellata, dice all’Adnkronos Salute Filomena Gallo, segretario dell’associazione Luca Coscioni e avvocato che ha assistito diverse coppie ricorse ai tribunali e alla Corte costituzionale contro questa norma.
Dall’obbligo di creare e impiantare tre embrioni alla volta (dato che la crioconservazione era considerata illegittima), fino ai divieti di diagnosi preimpianto e di fecondazione eterologa, in questi anni i ‘paletti’ imposti dalla legge 40, dunque, sono pian piano saltati. Rimangono ora solo i ‘no’ all’utilizzo degli embrioni sovrannumerari ai fini della ricerca scientifica (che sarà all’esame della Consulta il prossimo 22 marzo) e alla pratica della maternità surrogata, tematica quantomai calda in queste ultime settimane, come anche il no al ricorso alla Pma per le coppie gay.
“Il problema che c’è ancora oggi – spiega Gallo – è che vigono ancora troppe differenze fra Regione e Regione, e non ci sono fondi. Non sono stati aggiornati i Livelli essenziali di assistenza (Lea) e mancano i finanziamenti per procedere in modo equo anche nelle strutture pubbliche. Di fatto i soldi utilizzati fino a ora, che provengono proprio dalla legge 40, ogni anno hanno visto una riduzione, in ogni legge di Stabilità. Tanto da diventare troppo esigui. E’ davvero urgente l’aggiornamento dei Lea, anche per evitare che le coppie siano più o meno fortunate a seconda della Regione in cui risiedono, che può o meno prevedere le prestazioni gratuite”.
Ma qualcosa si muove in Parlamento: “E’ stato già incardinato alla commissione Sanità del Senato” il disegno di legge sulla fecondazione assistita che dovrebbe andare a ‘sostituire’ la legge 40/2004. A confermare che l’esame del testo sarà avviato a breve, anche se “non prima di Pasqua” è la presidente della commissione di palazzo Madama, Emilia De Biasi, che ha presentato il Ddl 1630. “Attualmente abbiamo due importanti provvedimenti all’esame della commissione Sanità – spiega De Biasi – che ci portano via tutto il tempo a disposizione: quello sulla responsabilità professionale dei medici e il 1324 del ministro Lorenzin. Appena avremo terminato con almeno uno dei due provvedimenti – assicura – inizieremo con quello di riforma della legge 40“.
“Ci sono voluti molti anni, ma finalmente le coppie infertili, quelle vere, possono effettuare una Procreazione medicalmente assistita anche nel pubblico”, interviene Rocco Rago, direttore dell’Unità operativa di Fisiopatologia della riproduzione e andrologia dell’ospedale Sandro Pertini di Roma e segretario Siams (Società italiana di andrologia e medicina della sessualità)-Lazio. “Purtroppo – aggiunge – mentre sarebbe necessario utilizzare i media per divulgare queste notizie, per fornire informazioni su come e dove recarsi, il dibattito si sta spostando verso ciò che niente ha a che fare con l’infertilità di coppia. Non abbiamo neppure assaporato la possibilità di poter fare l’eterologa, di poter accogliere le coppie portatrici di patologie genetiche conclamate, non abbiamo nemmeno iniziato campagne di sensibilizzazione per la donazione degli ovociti, che ci accorgiamo che il problema principale oggi è l’utero in affitto. Dibattiti televisivi, pagine di giornali, testimonial. Ma non stiamo parlando di coppie infertili”.
“La coppia infertile – spiega l’andrologo – è quella in cui ‘la donna in età fertile’ non riesce ad avere una gravidanza prima che intervenga la menopausa; è il ragazzo che ha avuto un cancro e ha perso la sua spermatogenesi e ancora non sa che poteva congelare il suo liquido seminale; le giovani donne che affette da cancro al seno o altre neoplasie, endometriosigrave o menopausa precoce che non riescono ad accedere a una crioconservazione preventiva dei loro ovociti. Sono coppie portatrici di gravissime malattie ereditarie che non riescono a fare una diagnosi preimpianto senza spendere migliaia di euro”.
“L’infertilità – è convinto Rago – è un’altra cosa rispetto ai dibattiti che affollano i media. E occorrerebbe invece fare spazio alla cultura delle prevenzione. Rendiamo fruibile la preservazione della fertilità negli ospedali, perché stiamo parlando di una malattia, stiamo parlando della perdita di una funzione importante di un individuo. Questi sono gli argomenti che interessano la sfera riproduttiva”.
E la buona notizia è che il sistema sanitario pubblico sta migliorando l’accesso alla fecondazione assistita: “è l’esempio delLazio – sottolinea – che negli ultimi due anni ha spinto molto per portare le coppie a usufruire delle strutture pubbliche, autorizzando ben 3 ospedali romani (Sandro Pertini, S. Anna e Policlinico Umberto I). Questo è un traguardo molto importante – conclude – perché rende il desiderio di gravidanza accessibile a tutti e non condizionato dal fattore economico”.
“Sicuramente oggi rispetto a 12 anni fa c’è la possibilità di operare su tutti i fronti”, interviene la direttrice del Centro di procreazione medicalmente assistita dell’ospedale Careggi di Firenze, Elisabetta Coccia. “Prima di allora – ricorda – c’era il ‘far west’, poi però è arrivata una norma che ci impediva di lavorare, oggi invece non ci sono più discriminazioni fra coppie ‘omologhe’ ed ‘eterologhe’, o anche coppie fertili con patologie ereditarie”. Ma secondo la ginecologa, “a monte occorre trovare delle soluzioni in termini di prevenzione della fertilità, perché l’Italia è oggi uno dei Paesi in cui le donne diventano madri per la prima volta in età più avanzata, e hanno meno figli. Bisogna lavorare su questi aspetti, che la legge 40 sottolineava, ma che non dipendono da noi operatori”.(adnkronos)