Un caso clinico forense che rappresenta una situazione diffusa in cui i figli vengono inglobati nello scenario psichico di uno dei due genitori

Marcello e Monica si incontrano, sono più che trentenni, ancora giovani ma non così troppo da pensare ad un futuro insieme. Si sposano, hanno due figli. Ma la coppia non va. I due coniugi litigano spesso, troppo, lui è tanto assente perché preso dal lavoro, lei tanto attaccata alla sua famiglia di origine da non accorgersi che ne ha una nuova, tutta sua.

I litigi continuano, le giornate insieme sono sempre più pesanti, struggenti e con i figli che osservano l’amore trasformarsi in astio. I due decidono di separarsi, lui scopre un tradimento di lei e vorrebbe l’addebito per colpa della separazione, ma lei riesce a convincerlo a rinunciarci per non portare a lungo le questioni legali e preservare il più possibile il rapporto con i figli.

Marcello, infatti, nonostante la separazione frequentava i due minori con regolarità. Marcello accondiscende, la coppia procede con una separazione consensuale ma appena questa si conclude, Marcello non vede più i figli. Il rapporto cambia bruscamente, i due preadolescenti dicono, improvvisamente, di “schifare” il padre, di non volergli bene e di non volerlo frequentare più mettendo in atto una serie di comportamenti volti ad allontanare il padre e tutta la sua famiglia di origine. Si apre una CTU e vengono ascoltati i minori che rimangono rigidamente fedeli al rifiuto della figura paterna, fino a saltare gli incontri ed essere sprezzanti ai limiti della maleducazione nei confronti del CTU. Naturalmente tali atteggiamenti oppositivi e provocatori sono sostenuti ed agiti anche dalla madre.

Questa breve vignetta clinico forense rappresenta una situazione abbastanza diffusa in cui i figli, già ostaggio della rabbia tra i genitori, vengono improvvisamente inglobati nello scenario psichico di uno dei due genitori tanto da voler simbolicamente “fare fuori” l’altro genitore.

Nelle mie esperienze da CTU e CTP, spesso mi imbatto in casi del genere in cui maggiore è l’età dei figli, maggiormente difficile sarà la ripresa dei rapporti tra minori e figli.

Ma quali sono le caratteristiche di questi minori? Cosa ci dicono in CTU?

In questi casi, solitamente, il mondo è scisso ed è diviso in “con noi” o “contro di noi”, nella narrazione spontanea dei figli manca un’argomentazione precisa, si gioca sul “sempre” e sul “mai”, con elevata difficoltà nel collocare e contestualizzare tutto ciò che rinfacciano ad uno dei genitori. Dal punto di vista clinico le narrazioni delle minori, si caratterizzano perché mancano di ambivalenza, il genitore rifiutato è completamente negativo, così come la sua famiglia.

In questi casi è importante il lavoro che svolgono tutti gli attori che ruotano intorno al nucleo, tra cui lo psicologo sia nelle vesti di CTU che di CTP, possano arginare queste situazioni in cui genitori e figli si trovano coinvolti in una dimensione alienante ed a tratti delirante in cui la memoria ed i ricordi vengono in continuazione ricostruiti in base al proprio assetto emotivo. situazione che poi sfugge completamente di mano. È necessario che il professionista non colluda con le idee del genitore alienante, ma lo aiuti ad elaborare la sofferenza insita in uno scenario simile.

 

 

Dott.ssa Rosaria Ferrara

(Psicologa Forense)

 

 

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