L’ospedale di Reims aveva avviato ieri la sospensione dei trattamenti per l’uomo rimasto tetraplegico nel 2008 dopo un incidente stradale al centro da dieci anni del dibattito d’oltralpe sul fine vita

La Corte d’Appello di Parigi ha ordinato la ripresa del trattamento per mantenere in vita Vincent Lambert, l’uomo che da dieci anni è divenuto un simbolo del dibattito sul fine vita in Francia.
Ex infermiere, Lambert è rimasto tetraplegico per una lesione cerebrale in seguito a un incidente stradale del 2008. Nel 2011, i medici avevano escluso qualsiasi possibilità di miglioramento e nel 2014 la sua condizione è stata classificata come vegetativa.
In Francia, la legge Claeys-Leonetti, varata nel 2016, proibisce l’eutanasia e il suicidio assistito. Tuttavia prevede l’interruzione delle cure per il mantenimento artificialmente in vita di un paziente in caso di accanimento terapeutico, contro il volere del paziente o in seguito a una “decisione collegiale”.

Nella giornata di ieri, in seguito a una battaglia legale che si trascina da anni, era stata avviata l’interruzione delle cure.

L’ospedale di Reims, dove l’uomo è ricoverato, aveva sospeso l’idratazione e la nutrizione del paziente, mettendo in pratica, al contempo una sedazione controllata, profonda e continua, come previsto dalla normativa.
Il primario del reparto di cure palliative e cerebrolesi del Policlinico universitario della città transalpina, aveva comunicato tale decisione alla famiglia già lo scorso 10 maggio, dopo che il Consiglio di stato, a fine aprile, si era espresso in tal senso.
Una misura condivisa dalla moglie, dal nipote e dai fratelli ma fortemente osteggiata dai genitori del 42enne, fortemente cattolici e convinti che il figlio versi in uno stato “di coscienza minima”. La madre e il padre si sono visti respingere tutti i ricorsi presentati, compreso quello rivolto alla Corte europea dei diritti umani.
Nella serata di ieri, invece, c’è stato un nuovo colpo di scena. Dalla capitale francese è arrivato l’ordine di riprendere le cure.
 
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