A Firenze i protagonisti del Forum Risk Management si sono confrontati sulle strategie necessarie per garantire un accesso equo alla salute

La Terza giornata del Forum Risk Management di Firenze ha avuto come oggetto il tema dell’universalismo in relazione al Servizio sanitario nazionale.
La discussione è stata incentrata, in  particolare sulle scelte politiche e organizzative per consentire un accesso equo alla salute.
Per Federico Spadonaro, professore aggregato dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, la sfida per il futuro è capire come declinare il termine universalismo: in particolare, se  significhi garantire una copertura minima, equa o uguale per tutti;  con quale livello di servizi con quale composizione del pubblico-privato.
Tra i protagonisti del dibattito Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. Un recente rapporto pubblicato dalla sua Associazione ha evidenziato quattro fattori alla base crisi di sostenibilità del Ssn: i nuovi Lea, gli sprechi che permangono in alcune Regioni, l’ipotrofia della sanità integrativae la riduzione del finanziamento pubblico.
Riguardo quest’ultima determinante Cartabellotta ha sottolineato come in Italia non si investa più in sanità. “Nel G7 siamo ultimi per spesa pubblica e intermediaria ma primi per quella out-of-pocket. Questo significa scaricare i problemi sui cittadini”.
Anche Gabriele Pellissero, presidente dell’Aiop, ha posto l’accento sulle risorse a disposizione.  “Stiamo andando verso il 6,5% del Pil per spesa pubblica sanitaria, indicato come punto di rottura dall’Oms nei sistemi sanitari universalistici. L’aspetto centrale è capire se riusciremo a mantenere questo livello di Lea”.

Ma c’è stato anche chi ha evidenziato come il dibattito sulla sostenibilità del Ssn non possa esaurirsi in un’analisi di tipo economico.

E’ il caso di Nello Martini, direttore Drugs&Health, secondo il quale le colonne su cui ricostruire devono essere fattori di contesto. “Prima di tutto una riorganizzazione del Ssn che porta a una riduzione delle spese sui ricoveri ospedalieri e sugli accessi al Pronto soccorso; in secondo luogo occorre investire su personale e formazione”.
Di parere analogo anche Federico Lega di Cergas Bocconi, che ha rimarcato la necessità di lavorare sugli sprechi, soprattutto quelli legati alla gestione del personale. Lega ha inoltre affermato che, in materia di risorse umane, occorre “introdurre figure nuove, che aiutino le aziende a usare al meglio le risorse disponibili”.
 
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