L’utilizzo combinato di farmaci antiretrovirali e della tecnica dell’editing genetico ha consentito di eradicare completamente il virus dell’HIV da organi e tessuti di primati non umani

Nuovi passi in avanti verso l’individuazione di una cura definitiva contro il virus Hiv. Una ricerca, pubblicata dalla rivista scientifica Nature Communications, ha dimostrato che con una terapia antiretrovirale a lunga azione e lento rilascio, seguita dalla tecnica del ‘taglia e incolla’ del Dna (per rimuovere il genoma virale nelle cellule infette), è possibile eradicare completamente il virus dell’Aids dal corpo di animali infetti, guarendoli in via definitiva dall’infezione.

Lo studio è stato condotto da Kamel Khalili della Temple University a Philapelphia e dalla University of Nebraska Medical Center. Tra gli autori  anche gli italiani Pietro Mancuso, Pasquale Ferrante e Martina Donadoni, sempre presso la Temple University.

Il virus dell’Aids viene trattato oggi con gli antiretrovirali, farmaci che impediscono la moltiplicazione del virus HIV nel corpo della persona sieropositiva. Ciò in modo che l’infezione sia tenuta sotto controllo e non colpisca sistema immunitario.

In questo modo si previene l’insorgenza dell’Aids, ma il paziente deve assumere i medicinali per tutta la vita. Il virus, infatti, non scompare dal suo corpo ma resta annidato nelle cosiddette riserve virali, con il suo codice genetico integrato nelle cellule infette e pronto a replicarsi se si interrompe la terapia.

La ricerca americana ha evidenziato che, su modelli animali, è possibile rimuovere definitivamente il virus da organi e tessuti.

Gli esperti hanno prima hanno somministrato dei farmaci antiretrovitali modificati, a lunga azione, che sono veicolati da nanocristalli proprio dove il virus si annida e resta dormiente. Successivamente, procedendo con la tecnica di ‘editing genetico’, hanno rimosso definitivamente il codice genetico virale dal Dna delle cellule infettate.

Solo l’uso combinato dei due approcci (farmaci a lunga azione ed editing genetico) consentirebbe dunque l’eradicazione completa del virus. Grazie a questi risultati – ha sottolineato  Khalili “adesso abbiamo tracciato una via verso sperimentazioni prima su primati non umani e poi auspicabilmente su pazienti entro l’anno in corso”.

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