L’America riflette sull’ipotesi di un risarcimento ai donatori di rene: il dibattito sul tema ha animato le pagine del blog “In Theory” del Washington Post dove l’idea viene analizzata da diversi punti di vista con contributi di esperti che scandagliano diversi ambiti del problema.

Scott Sumner (professore di Economia presso la Bentley University e il direttore del programma sulla politica monetaria presso la Mercatus Center della George Mason University), ad esempio, parte dalle conclusioni di un recente studio nel American Journal of Transplantation secondo il quale i contribuenti sarebbero in grado di salvare migliaia di vite e risparmiare circa 12 miliardi l’anno se il governo risarcisse le persone per le donazioni di rene.

La sua conclusione è netta: «Tenuto conto di questa situazione “vantaggiosa per tutti”, perché non è ancora stato creato un mercato degli organi?».

Gli rispondono Alexander M. Capron (professore della University of Southern California ed ex direttore di etica, commercio, diritti umani e diritto alla salute presso l’OMS) e Francesco L. Delmonico (professore di chirurgia presso il Massachusetts General Hospital e consigliere dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla donazione e trapianto di organi) che invece spiegano perché l’acquisto di organi sarebbe altrettanto sbagliato: «Le vendite di reni da “fornitori” viventi – “donatore” è il termine sbagliato – minano gli sforzi per costruire robusti programmi di donazione volontaria e non retribuita da parenti donatori e viventi, e donatori deceduti. Paese dopo paese, si verifica lo stesso fenomeno: gli incentivi finanziari “tagliano fuori” la donazione volontaria. I pazienti con malattie renali non hanno motivo di rivolgersi ai parenti e, ancora più importante, i governi non hanno bisogno di sviluppare le infrastrutture e il sostegno pubblico per donazioni di persone decedute quando gli organi possono essere ottenuti da poveri sconosciuti».

Senza contare la testimonianza di Josh Morrison, donatore di rene e direttore esecutivo presso WaitList Zero. «Ogni anno negli Stati Uniti, 35.000 persone si aggiungono alla lista di attesa per il trapianto di rene – 20.000 in più rispetto al numero di persone che ne ricevono effettivamente uno. C’è un modo migliore – un percorso di sostegno al trapianto che tratta la donazione di organi come un servizio pubblico e onora i donatori come funzionari pubblici. Ciò significa dare ai donatori un’assicurazione sulla vita per compensare i rischi della donazione e uno stipendio annuale di ricerca che permetta una cura post-trapianto a lungo termine; e pagare i loro salari persi, i viaggi e le spese di custodia dei bambini quando prendono il tempo per poter donare.
Ciò significa fare in modo che tutti i pazienti e le loro famiglie ricevano istruzione specializzata sui trapianti.
I rischi della donazione sono gestibili ma reali, e anche se la comprensione scientifica continua a migliorare, è ancora imperfetta. I donatori di rene accettano questi rischi individualmente. Ma dal momento che i loro sacrifici aiutano tutti noi, meritano la migliore assistenza sanitaria possibile. Meritano assicurazione sanitaria per tutta la vita e cure post-trapianto. Eppure attualmente non ricevono alcuna garanzia sanitaria.
I donatori meritano lo stesso livello di rispetto che noi diamo agli ufficiali di polizia, ai vigili del fuoco, ai soldati e agli insegnanti. Se 1 Americano su 10.000 donasse un rene ogni anno, non ci sarebbe carenza di organi per i trapianti. Sostenere la donazione – rendendola migliore per il donatore e più facile per il ricevente – amplierà notevolmente l’accesso agli organi salvavita. Al momento, gli Stati Uniti non stanno fornendo tale sostegno».

E così via con circostanziate argomentazioni pro e contro.

Le riflessioni qui riportate, chiaramente, fanno riferimento a dati relativi all’America e sarebbe scorretto trarre conclusioni per il nostro paese senza tenere in considerazione i “numeri” italiani sui trapianti. Guardando ai dati pubblicati dall’AIDO per quel che riguarda il trapianto di Rene, solo nel 2014, sono stati 1586, in aumento rispetto all’anno precedente (quando erano stati 1501). Se si guarda, perl al dato dei trapianti di rene da vivente, il numero è molto più basso: sono stati 252 nel 2014, 226 nel 2013 e  190 nel 2011.

Quelle riportate sul blog del Washington Post, chiaramente, sono solo delle ipotesi e delle riflessioni dal momento che la donazione deve avvenire per libera volontà, senza alcun fine economico: si può dire che l’organo donato è una sorta di regalo e non può essere assolutamente venduto.

Ma sarebbe giusto prevedere un risarcimento economico per i donatori?

GUARDA TUTTI I DATI SUI TRAPIANTI IN ITALIA 

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