Ecco tutto quello che c’è da sapere sulla imposta di registro. Di cosa si tratta, chi deve pagarla e a quanto ammonta esattamente

Quando si parla di imposta di registro? E in cosa consiste esattamente? Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.
L’ imposta di registro è un tributo che si applica, a seconda dei casi in maniera volontaria o obbligatoria, agli atti giuridici.
Il decreto ingiuntivo, una volta emanato, viene trasmesso dall’ufficio all’Agenzia delle entrate per la determinazione della cosiddetta imposta di registro, alla quale tale atto è soggetto dal momento in cui diviene esecutivo.
In merito alla sua applicazione agli atti, si precisa che tutti gli atti con i quali l’autorità giudiziaria ordinaria o speciale definisce anche parzialmente un giudizio civile, e quindi anche i decreti ingiuntivi, sono soggetti a registrazione.

Quali sono i termini per registrare gli atti giudiziari?

Gli atti giudiziari vanno registrati entro un termine ben preciso, che varia a seconda della loro tipologia. Il termine va da 10 giorni dalla pubblicazione o emanazione a massimo 30 giorni successivi per gli atti dell’autorità giudiziaria ordinaria o speciale. Questi ultimi definiscono anche parzialmente un giudizio civile.
È invece di massimo sessanta giorni il limite per i decreti di trasferimento e gli atti nei quali il cancelliere interviene come ufficiale rogante. È di massimo trenta giorni da quando sono divenuti definitivi per le sentenze e gli atti che recano una condanna al risarcimento del danno prodotto da fatti costituenti reato.

Come si calcola l’ imposta di registro?

Per determinarne l’importo, occorre partire dal valore del bene o del diritto oggetto dell’atto. Qualora questo non sia possibile, bisogna rifarsi ai criteri determinati dall’Agenzia delle Entrate. Se gli atti non hanno un contenuto patrimoniale, l’imposta è determinata in misura fissa.
È bene ricordare comunque che la imposta di registro può essere determinata con esattezza utilizzando lo strumento “calcolo degli importi per la tassazione degli atti giudiziari” presente sul sito dell’Agenzia delle Entrate.
In riferimento al decreto ingiuntivo, l’imposta viene determinata in misura fissa pari a 200 euro. Ciò avviene se tale provvedimento reca la condanna al pagamento di una somma soggetta a Iva. In tutti gli altri casi è calcolata secondo un’aliquota pari al 3% del valore.

Chi deve pagarla?

Nei rapporti interni tra debitore e creditore, la somma generalmente viene anticipata dal creditore ma è posta a carico del debitore. Nei riguardi dell’erario, però, i due soggetti sono obbligati in solido al pagamento dell’imposta, che trova il suo presupposto nella mera esecutività del decreto ingiuntivo, senza che sia necessaria l’esecuzione effettiva.
 
 
 
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