Le parrocchie sono luoghi frequentati da molta gente, giovani e meno giovani, ma anche da tante persone bisognose ed emarginate: ed ecco che arriva l’infermiere di parrocchia

La notizia è stata pubblicata sul quotidiano Ansa. Si tratterebbe di un progetto pilota siglato tra la Cei e l’Asl di Roma 1, ma che in realtà coinvolge anche la regione Piemonte e la Basilicata. Il progetto verrà infatti realizzato anche nella diocesi di Alba, nelle Langhe piemontesi, e in quella di Tricarico in Basilicata.

Il presidente del sindacato degli infermieri Nursing Up – Antonio De Palma – ha dichiarato che “l’iniziativa meritoria e lungimirante colma un vuoto assistenziale e rappresenta molto più di un mero accordo tra Servizio sanitario nazionale e Chiesa cattolica. Nel progetto si concretizza infatti l’ideale di presa in carico e di cura dei cittadini che non sono in qualche modo raggiunti dalla sanità pubblica, sia per ragioni di emarginazione e/o disagio, sia perché si trovano a confrontarsi con malattie croniche invalidanti o terminali. Situazioni limite che si presentano all’improvviso lasciando le persone più fragili sole o comunque poco protette”.

È lo stesso “Vatican News” a rendere noto che vi saranno due figure di riferimento.

“La prima è un coordinatore parrocchiale di Pastorale della salute. Immaginiamo un diacono, un ministro straordinario della Comunione che sappia contattare le realtà sul territorio. Questa prima fase di raccolta dati farà emergere una lista di bisogni. La Asl manderà poi un suo infermiere qualificato e col coordinatore si incontreranno in parrocchia, anche due o tre volte la settimana, facendo il punto della situazione. Ci sarà una condivisione dei dati, verranno presentate tutte le necessità: per esempio in una famiglia c’è un disabile, in un’altra c’è un anziano solo, in un’altra ancora c’è una cronicità, c’è una situazione terminale magari di derivazione oncologica. A quel punto l’infermiere potrà dire: su questo territorio possiamo chiedere l’assistenza domiciliare, possiamo seguire questo percorso di screening, possiamo attivare queste risorse, possiamo trovare il modo di agevolare l’accesso di determinate prestazioni. I servizi verranno infine attuati per quei destinatari e si continuerà a monitorare la situazione, per vedere se effettivamente il bisogno sia stato accolto e superato”.

Un progetto che rispecchia la mission dei professionisti!

Si tratta di “una novità molto interessante – come ha dichiarato lo stesso Antonio De Palma all’Ansa – “perché rispecchia la mission dei professionisti sanitari, cioè quella di intercettare la domanda di assistenza, soprattutto proveniente dai più deboli e da chi non ha neanche la forza di esprimerla. Il microcosmo parrocchiale, dal canto suo, parte dalla necessità di avvicinare le fasce più marginali ma ha anche la grande capacità conoscere il territorio e di avvicinare le persone”.

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