La cifra è stata disposta a favore di una donna cui è stata diagnosticata una malattia rara collegata all’assunzione di crudità marine risultate inservibili

E’ una sentenza che potrebbe fare scuola quella emessa la scorsa estate dal Tribunale di Padova, che ha condannato un ristorante dei Colli Euganei a liquidare a un’anziana signora di Abano Terme, rimasta vittima di un’intossicazione alimentare, una cifra pari a circa 460mila euro.

La vicenda, resa nota nei giorni scorsi dal quotidiano Il Mattino di Padova, risale al 2009 quando la donna, in compagnia di familiari, si reca presso il ristorante per un pranzo domenicale e consuma delle crudità marine consigliate dal titolare.

Il giorno successivo la signora, mentre i parenti che erano con lei a tavola vengono colti da dissenteria, accusa sintomi più gravi tanto da dover essere ricoverata in Casa di Cura dove le viene diagnosticata una malattia rara, la sindrome di Guillan-Barrè. Si tratta di una patologia la cui origine è ancora ignota; probabilmente è innescata da infezioni batteriche o virali, si manifesta con paralisi progressiva degli arti e può causare complicanze potenzialmente letali, in particolare se vi è interessamento dei muscoli respiratori o un coinvolgimento del sistema nervoso autonomo.

Le condizioni della signora si aggravano al punto che il figlio, un medico cardiologo,  decide di trasferirla all’Ospedale di Verona. Ed è lo stesso figlio che, nelle ore successive, decide di rivolgersi a un legale, per verificare eventuali responsabilità nell’accaduto e quindi l’esistenza dei presupposti per un’azione risarcitoria.

La consulenza medico legale richiesta dalla famiglia, confermata successivamente dal Ctu del Tribunale, prefigura una grave invalidità da collegarsi alla consumazione delle crudità servite dal ristorante. La causa farà emergere che il titolare del ristorante aveva proposto ai clienti ostriche e tartufi di mare avanzati da una cena allestita la sera precedente e che pertanto non dovevano in alcun modo essere servite. Per di più, il ristorante era privo dei necessari documenti di provenienza del cibo.

Basandosi su tali elementi, il giudice ha condannato l’esercente dell’attività di ristorazione al risarcimento della donna, che si è vista riconoscere, per la precisione, la somma di 460.303,39 euro, che il ristorante ha deciso di saldare per mezzo dell’assicurazione.

Al di là dell’entità del risarcimento, la sentenza rappresenta una novità in quanto, come sottolineato in un’intervista dall’avvocato della signora, la causa “risulta tra i pochissimi casi trattati dalla giurisprudenza, che in analoghi precedenti aveva addirittura respinto le richieste di risarcimento delle vittime”.

 

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