Il Vice segretario: La convenzione serve ora, ma occorrono certezze sulle risorse

Si aperto ieri a Chia, in Sardegna, il Congresso nazionale della Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale. Dopo la concitazione della vigilia, con la revoca delle dimissioni di Giacomo Milillo, e la risposta dell’Esecutivo del Sindacato che ha posto il veto sull’atto dell’ex Segretario, è stato il Vice segretario vicario, Silvestro Scotti, a salire sul palco per tenere la relazione introduttiva dell’evento.

Scotti ha aperto il suo discorso proprio partendo dalle ultime vicende che hanno scosso la Fimmg assicurando che la Federazione, attraverso Esecutivo, Segreteria e Consiglio Nazionale “garantisce e garantirà la più rapida soluzione che porti questa organizzazione sindacale ad assolvere i necessari adempimenti statutari per riportarsi nella pienezza della propria operatività politica e decisionale”.

Al centro della relazione di Scotti non poteva mancare il tema più caldo del momento, ovvero, l’Accordo Collettivo Nazionale. “Durante questo Congresso si discuterà dell’ACN che verrà”, ha affermato il Vice segretario sottolineando come la Convenzione sia necessaria per curare i pazienti attraverso “quei processi che, nelle realtà in cui sono stati attuati, stanno dimostrando la loro efficacia nella gestione della fragilità, della cronicità e della domiciliarità favorendo il lavoro di gruppo pur mantenendo l’individualità fiduciaria, dotando la Medicina Generale di personale e di diagnostica di primo livello e gestendo il tutto in un’ottica di medicina d’iniziativa”. Scotti ha poi ribadito che i medici di medicina generale non sono disposti ad accettare la “diluizione dell’Accordo Collettivo Nazionale o una sua superficializzazione”, promettendo battaglia a chi vuole un modello di cure territoriali senza i Medici di Famiglia.

Il Vice segretario si è poi soffermato sulla responsabilità e sull’autonomia del medico di medicina generale. “Non esiste un sistema che abbia solo responsabilità e non autonomie decisionali sui piani delle scelte professionali; ma non esiste nemmeno un sistema che abbia solo autonomie e che non agisca la responsabilità del raggiungere gli obiettivi negoziati come propri obiettivi professionali e come sostegno al proprio valore fiduciario nei confronti degli assistiti. Non accettare questa evidenza – ed il valore che essa ha per entrambe le parti – significherebbe sminuire il potenziale realizzativo di questo binomio e per noi perdere il nostro ruolo: non ci stiamo! Per tutto quest servono risorse umane, motivazionali, tecnologiche e soprattutto economiche”.

Scotti ha affrontato, inoltre, il tema del futuro della professione, evidenziando come l’analisi degli ultimi dati dell’Ente previdenziale mostri un ritardo in termini di ricambio generazionale. “Nell’arco dei prossimi 4-6 anni circa 8000 medici di famiglia andranno in quiescenza con differenze percentuali significativamente diverse tra le Regioni. E’ evidente che l’attuale programmazione sulla Formazione Specifica in Medicina Generale è una programmazione che porta all’estinzione della specie se non interveniamo rapidamente con i necessari correttivi”.

A conclusione dell’intervento, che ha riscosso l’apprezzamento della platea, il Vice segretario ha voluto lanciare un segnale di continuità del sindacato. “Fimmg non ha difficoltà a raccogliere la sfida nell’interlocuzione con tutte le componenti: sappiamo cosa vogliamo e dove vogliamo andare, per noi e per i nostri assistiti, e insieme, non dimenticatelo, siamo i cittadini di quelle Regioni e di questo Paese. Agiamo per non subire. Da subito. Fimmg c’è e ci sarà”.

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