Investimento del ciclista e successivo decesso

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Investimento del ciclista e successivo decesso dello stesso

Investimento del ciclista e successivo decesso (Cass. pen., sez. IV, dep. 24 ottobre 2022, n. 40073).

Condanna penale dell’automobilista per l’investimento del ciclista che perde la vita.

La vicenda trae origine da un sinistro stradale mortale cui seguiva la condanna per omicidio colposo stradale dell’automobilista resosi colpevole di avere investito il ciclista che lo precedeva sulla strada. In particolare, l’investimento del ciclista avveniva a causa della alta velocità di marcia tenuta dall’automobile.

L’automobilista, a propria difesa, ritiene la sussistenza di concorso di colpa del ciclista in considerazione del fatto che la bicicletta non aveva una andatura di marcia rettilinea alla carreggiata di pertinenza.

Sul punto, secondo il Giudice di primo grado, sono inequivocabili i dettagli emersi dalla ricostruzione della dinamica del sinistro: si è trattato di un tamponamento privo di angolazione. A maggior ragione, una asserita  andatura non rettilinea della bicicletta avrebbe dovuto spingere l’automobilista a mantenere le distanze di  sicurezza adeguate al caso e a ridurre la velocità di marcia. Anche in secondo grado l’automobilista viene riconosciuto colpevole per l’investimento del ciclista e del suo decesso, a nulla rilevando la presunta dedotta andatura di marcia irregolare della bicicletta.

Esclusa, ulteriormente, dai Giudici di secondo grado, la tesi secondo cui il ciclista poneva in essere una improvvisa manovra di svolta a sinistra e che «avesse violato l’obbligo di indossare il casco (non obbligatorio) e il giubbotto o le bretelle retroriflettenti (non ancora obbligatori all’ora dell’incidente)».

L’automobilista impugna in Cassazione e deduce che l’incidente si è verificato mentre il ciclista stava eseguendo una manovra di improvvisa svolta a sinistra e che non era stato quindi possibile arrestare il mezzo ed evitare l’impatto.

La Suprema Corte evidenzia che “la puntuale ricostruzione operata attraverso il materiale probatorio e i chiarimenti forniti dal Perito, anche sulla base delle modalità dell’urto ricostruite attraverso i danni riportati dai mezzi, ha consentito di ravvisare un’ipotesi di tamponamento privo di angolazione”.

Per tali ragioni viene confermata la responsabilità dell’automobilista, tuttavia, precisano gli Ermellini, “quand’anche si fosse ritenuto che l’andatura della bicicletta non era rettilinea, tale eventualità non si porrebbe in alcun modo come fattore eccezionale e imprevedibile poiché l’andatura dei velocipedi è necessariamente caratterizzata da un moto oscillatorio”.

Conseguentemente, era obbligo dell’automobilista mantenere la dovuta distanza di sicurezza dalla bicicletta e procedere a una velocità di marcia adeguata allo stato dei luoghi.

Il ricorso dell’automobilista viene rigettato e la condanna per omicidio colposo stradale confermata.

Avv. Emanuela Foligno

Rispetto del limite di velocità e sinistro stradale

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