È all’esame della commissione sanità del Senato un ddl che introduce il reato per chi decide di istigare una persona alla magrezza

Istigare una persona alla magrezza o alla bulimia potrebbe presto diventare un reato.
La proposta si trova attualmente all’esame della commissione sanità del Senato. Si tratta di un ddl bipartisan che introduce nell’ordinamento il reato di istigazione all’anoressia o alla bulimia.
Ma cosa rischia, esattamente, chi decide di istigare una persona alla magrezza? Un anno di carcere è la pena prevista dal ddl.
Il nuovo art. 580-bis del codice penale, punisce “chiunque, con qualsiasi mezzo, anche per via telematica, determina o rafforza l’altrui proposito di ricorrere a pratiche di restrizione alimentare prolungata, idonee a procurare l’anoressia o la bulimia, e ne agevola l’esecuzione”

Se poi il reato è commesso nei confronti di una persona minore di 14 anni o di una persona priva della capacità di intendere e di volere, la reclusione sale fino a 2 anni.

Il testo del ddl mira a introdurre il reato ad hoc di istigazione all’anoressia (ex nuovo art. 580-bis c.p.), riconoscendo prima di tutto tale patologia come malattia sociale.
Per “malattie sociali” si intendono tutte quelle inerenti i gravi disturbi del comportamento alimentare.
L’obiettivo di questo ddl è di combattere in qualsiasi forma la loro incentivazione e fermare un fenomeno grave che colpisce in modo subdolo migliaia di giovanissimi fin dall’età puberale.
Istigare una persona alla magrezza sta peraltro diventando pratica diffusissima anche online. Basti pensare alla diffusione esponenziale, negli ultimi anni, dei siti “pro Ana” e “pro Mia” (pro anoressia e pro bulimia) e agli oltre 300mila siti che in Italia danno consigli per il perseguimento ossessivo della perdita di peso.

Nel nostro Paese, le persone colpite da disturbi alimentari sono circa 2 milioni. Ogni anno si assiste a 6 nuovi casi di anoressia ogni 100mila abitanti e a 12 di bulimia.

E l’allarme è stato lanciato proprio dalla Federazione italiana medici pediatri, che mette in guardia sul rischio che sta crescendo in misura esponenziale nella fascia d’età tra 11-13 anni.
La proposta di legge prevede anche un piano di interventi, a livello nazionale e regionale.
Questi sono finalizzati a effettuare la diagnosi precoce e a migliorare le modalità di cura dei soggetti colpiti. Oltre a questo, mirano ad agevolare l’inserimento dei soggetti colpiti nelle attività scolastiche, sportive e lavorative. Scopo del ddl è anche quello di incrementare la prevenzione delle complicanze.
Altri obiettivi importanti sono quello di predisporre gli strumenti di ricerca opportuni e migliorare l’educazione alimentare. Infine, provvedere alla preparazione e all’aggiornamento professionali del personale sanitario e scolastico.
Inoltre, il Ministro dell’interno, di concerto con i Ministri della salute e del lavoro e delle politiche sociali, ha stabilito, con proprio decreto, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, “i criteri e le modalità per impedire l’accesso ai siti che diffondono, tra i minori, messaggi suscettibili di rappresentare, per il loro contenuto, un concreto pericolo di istigazione al ricorso a pratiche di restrizione alimentare prolungata, idonee a provocare e diffondere le malattie di cui all’articolo 1, comma 1”.
 
 
 
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