Cara Dott.ssa  sono Manuela, mamma di un dolcissimo bimbo di due anni. Sin dai quando mio figlio aveva 18 mesi circa, ho iniziato a notare qualcosa di diverso in lui: lo sguardo è diventato più spento, si è chiuso in una sorta di mutismo (tranne qualche mugolio o gridolino di gioia), non sempre si gira quando lo chiamo, ed inizia ad essere coinvolto sempre e solo negli stessi giochi. Può immaginare per una mamma che turbamento cogliere tutte queste “stranezze”?
Ho iniziato a sentirmi anche rifiutata da mio figlio che non ricerca molto il contatto fisico e le coccole, ma anche non all’altezza, colpevole per non stimolarlo abbastanza o nel modo giusto… In famiglia abbiamo un nipote autistico ed il modo di comportarsi di mio figlio me lo ricorda molto. Al momento sono impaurita e confusa, che fare?

Manuela

Cara Manuela, capisco perfettamente il suo turbamento. Cogliere dei disagi nei figli, può rimandare ai genitori un forte senso di inadeguatezza. In realtà è tutto il contrario!  Aver colto quelle che lei chiama “le stranezze” di suo figlio, è indicativo dell’attenzione che rivolge al suo piccolo. Prima di fare qualsiasi diagnosi, si ricordi che è solo rivolgendosi a un esperto che potrà capire se il comportamento di suo figlio è eventualmente riconducibile ad un disturbo e a quale.
Ma cosa significa “autismo”? questo termine deriva dal greco AUTÓS, se stesso, segnalandoci da subito la caratteristica principale di questa condizione: una certa autoreferenzialità. Ad oggi, però, si parla di “Spettro autistico” perché non esiste un unico tipo di autismo, ma diversi, con sfumature e caratteristiche che variano di bambino in bambino. L’autismo è un disturbo del neurosviluppo, caratterizzato da una compromissione grave e generalizzata in due aree dello sviluppo: quella delle capacità di comunicazione e interazione sociale e quella nell’area degli interessi e delle attività. Un soggetto autistico, quindi, ci potrebbe colpire per queste caratteristiche: uso stereotipato dei movimenti, del linguaggio o degli oggetti, eccessiva aderenza a routine, rituali motori o verbali e/o resistenza al cambiamento, fissazione per interessi particolari o ristretti in modo anormale nella durata o nell’intensità, Iper o Ipo reattività agli stimoli sensoriali o inusuale interesse per particolari dettagli dell’ambiente.
Cara Manuela, non si scoraggi, anzi proceda rivolgendosi a un esperto dell’autismo affinché “le stranezze” diventino qualcosa di più chiaro e su cui poter lavorare!

Dott.ssa Rosaria Ferrara

 
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