L’intersindacale medica, veterinaria e sanitaria boccia la Legge di bilancio

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Il testo non affronta nessuno dei problemi della sanità evidenziati dalle sigle aderenti, mettendo a rischio l’efficienza del sistema sanitario e la salute dei cittadini

“Bocciare le richieste di chi cura la salute dei cittadini solo per permettere alle Regioni di continuare a fare cassa con i soldi degli stipendi di medici e sanitari è una vergogna da terzo mondo”. E’ duro il commento delle sigle riunite nell’Intersindacale il giorno dopo l’approvazione a Palazzo Montecitorio della Legge di bilancio 2017, “approdata, nel formato consueto del maxiemendamento di un solo articolo e migliaia di commi, al voto della Camera dei Deputati senza recepire le richieste delle organizzazioni sindacali della Dirigenza medica e sanitaria, tese ad ottenere, senza oneri per la finanza pubblica, la fine della sottrazione di risorse dai fondi contrattuali”.

Per i sindacati si tratta di un testo prodigo di bonus e prebende di tutti i tipi per settori che probabilmente rappresentano priorità di maggior rilevanza elettorale. “Una legge che viene spacciata per panacea che però non affronta seriamente alcuno dei problemi della sanità che avevamo evidenziato”. Tra questi rientra in primis la mancanza del personale che servirebbe per sopperire alle carenze di organico e all’invecchiamento dei sanitari, con migliaia di giovani laureati e specializzati che cercano occupazione, un precariato cronicizzato nei decenni per mantenere in vita i servizi essenziali e trattamenti economici sempre meno remunerativi e sempre meno premianti il merito, oltre a “una burocrazia oppressiva da paese sovietico e una esposizione al rischio sempre maggiore di medici e pazienti di fronte a liste d’attesa indecenti”. Una situazione che compromette fortemente la sicurezza nella quasi totalità degli ospedali, specie nei pronto soccorso, nelle sale operatorie, nelle sale parto e nelle terapie intensive.

L’Intersindacale lamenta poi l’incertezza delle cifre relative a tempi e numeri delle stabilizzazioni – per le quali sono previste risorse esigue e inferiori al necessario – oltre a un finanziamento contrattuale che dopo 7 anni di blocco appare del tutto simbolico e  inferiore rispetto a quello concesso ad altri settori del pubblico impiego e a quello di edili, chimici, metalmeccanici. “Un piatto di lenticchie che non corrisponde all’enfasi che il Premier attribuisce al riconoscimento del merito e che non attribuisce una essenziale distinzione e dignità professionale di un lavoro che del SSN è valore fondante”. Il testo approvato dalla Camera non ha neppure preso in considerazione la proposta di equiparare il lavoro pubblico a quello privato per quanto riguarda la defiscalizzazione di parte del trattamento di risultato per generare maggiori fattori di incentivazione e porre riparo a una scandalosa iniquità, di rilievo costituzionale, che vede ancora una volta il lavoro pubblico penalizzato.

“Con questa legge di bilancio si allontanano le condizioni per trasformare un ordinario rinnovo contrattuale in un contratto nuovo. Per il Governo – concludono i sindacati – siamo l’ultima ruota del carro. Ma la sanità, quando si rompe, trascina con sé l’intero carro”. Di qui un nuovo appello al Governo ad ascoltare le richieste presentate e a cambiare la legge, per il bene della sanità, dei cittadini e dei medici che ne devono tutelare la salute.

 

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