Approvato in Commissione Bilancio l’emendamento Pd per abolire le monete da 1 e 2 centesimi dal primo gennaio 2018

L’abolizione delle monete da 1 e 2 centesimi di euro è stata approvata in Commissione Bilancio della Camera durante la revisione degli emendamenti alla manovrina.
Presentate 2517 modifiche relative ai 67 articoli di cui circa un terzo, 900, sono state giudicate inammissibili e quindi respinte per estraneità di materia.
L’abolizione dei centesimi, proposta sin dal 2013 dal senatore Pd (ex Sel) Sergio Boccadutri, diventerà a breve realtà. Dal prossimo gennaio 2018 i ramini non saranno più in circolazione.
Il risparmio ricavato – circa 20 milioni di euro l’anno – sarà destinato al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato.
L’Italia non è il primo paese europeo ad approvare l’abolizione delle monete da 1 e 2 centesimi. Contestualmente all’entrata in vigore della moneta unita la Finlandia ha abolito le monetine. Negli anni si sono aggiunti Paesi Bassi, Irlanda, Danimarca, Belgio e Svezia.
Prima di essere approvata in ogni paese la proposta è stata ostacolata da timori riguardanti l’aumento dell’inflazione, che però è stata aggirata da una coscienziosa politica di arrotondamento che non riguarda il singolo prodotto ma il conto finale.
Misura di arrotondamento prevista anche nell’emendamento Pd “Con decreto del ministro dell’Economia e delle finanze, da adottarsi entro il primo settembre 2017 si stabiliscono le modalità attraverso cui i pagamenti effettuati in contanti sono arrotondati nel periodo di sospensione”.
Il sindaco Mario Tentori, primo cittadino di Barzago, in provincia di Lecco, anticipa i provvedimenti nazionali approvando già nel 2002 l’abolizione delle monete da 1 e 2 centesimi nell’amministrazione pubblica, per agevolare nei conti gli impiegati e la cittadinanza.
Un provvedimento che piano piano si è esteso anche agli esercizi commerciali del comune senza nessun onere economico a carico dei cittadini del tutto soddisfatti dal provvedimento.
Costosi ma poco utili
Le monete da 1 e 2 centesimi hanno un basso valore nominale ma il loro costo di produzione è notevole. Per produrre un centesimo si spendono 4,5 centesimi di euro, per fare la monetina da due centesimi, 5,2 e solo per quella da cinque centesimi si va quasi in pari con un costo di 5,7 centesimi.
Il costo di produzione dei ramini inoltre è interamente a carico degli Stati a differenza di quello delle banconote che è sostenuto dalla Banca Centrale Europea. Dall’introduzione dell’euro al 2013, si sottolinea nella relazione presentata con l’emendamento, “la Zecca ha fuso oltre 2,8 miliardi di monete da un centesimo e 2,3 miliardi di monete da 2 cent per un costo complessivo di 245,6 milioni di euro. Gli effetti di risparmio sono quindi quantificabili in Italia in almeno 20 milioni di euro ogni anno”.
La produzione dei centesimi è poi continua a causa dello scarso utilizzo delle monetine.
La circolazione limitata dei centesimi si deve al fatto – si specifica nel comunicato Sel con cui Boccadutri chiese nel 2013 la loro abolizione – che non sono accettati “da distributori automatici, parcometri e caselli automatici delle autostrade”, inoltre utilizzati prevalentemente nella grande distribuzione, dove i prezzi sono sempre dispari, una volta giunti nelle mani dei consumatori restano dimenticati nei cassetti perché poco utili e fastidiosi.

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui