I medici, secondo l’accusa, non avrebbero effettuato i dovuti approfondimenti diagnostici per rintracciare il virus del morbillo, nonostante fossero al corrente che la piccola non era stata vaccinata

Sette medici dell’ospedale Gemelli di Roma rischiano di finire a giudizio per il decesso di una bimba di 4 anni, morta nel 2015 per una panencefalite subacuta sclerosante (Pess) provocata, in base a quanto appurato, da un morbillo non diagnosticato.

La piccola, come ricostruisce il Corriere della Sera, non era vaccinata. Nel 2010, infatti, quando aveva sei mesi, le era stato somministrato l’esavalente (contro difterite, tetano, pertosse acellulare, poliomielite, epatite B ed haemophilus influenzae di tipo B). Al secondo richiamo, tuttavia, sarebbero emerse delle complicazioni, in virtù delle quali i genitori, a loro volta medici, avrebbero deciso di non vaccinarla.

Questa circostanza sarebbe stata fatta presente ai camici bianchi dela struttura sanitaria romana, dove la bambina era stata ricoverata nell’ottobre del 2014 dopo essersi ammalata. Nonostante ciò i professionisti che la ebbero in cura – secondo l’ipotesi accusatoria – non avrebbero immediatamente disposto gli esami per individuare il virus.

Gli esami in tal senso sarebbero stati eseguiti solamente a inizio gennaio 2015. Poche settimane dopo, il 7 marzo, la piccola era deceduta.

La stessa Procura – come riferisce il Corriere della Sera – per tre volte ha chiesto l’archiviazione del caso. Per i consulenti del Pubblico ministero, infatti, il morbillo si era manifestato in modo atipico, con un decorso silente. Inoltre, a detta dei periti “anche l’eventuale precoce diagnosi non avrebbe consentito di evitare l’evento”.

Sarebbe proprio per chiarire quest’ultimo aspetto, ovvero se la tempestiva individuazione del virus avrebbe potuto salvare la vita alla bimba, che il giudice per le indagini preliminari avrebbe imposto al Pm l’imputazione coatta per i medici indagati.

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