Non provate le accuse di negligenza per il decesso di una paziente, morta dopo un intervento di glossoplastica nel 2009

Morta dopo un intervento di glossoplastica. E’ quanto accaduto a una ragazza mantovana affetta da encefalopatia post partum con pregressa emorragia gastrica da ulcera e con obesità di grado severo. Per il decesso era stata chiamata in l’Azienda socio sanitaria territoriale. I parenti chiedevano un consistente risarcimento del danno subito. Ma nelle scorse Tribunale del capoluogo di provincia lombardo ha respinto la pretesa della famiglia, assolvendo medici, soccorritori, e struttura sanitaria.

La vicenda risale al settembre 2008. Secondo quanto ricostruito dalla Voce di Mantova,  la paziente venne sottoposta a riduzione del corpo linguale e tracheotomia presso il nosocomio cittadino. A dicembre venne dimessa con un programma di assistenza domiciliare ma nel corso della degenza a casa, a metà gennaio del 2009, subì due crisi respiratorie.

L’aggravarsi della situazione richiese l’intervento degli operatori del Pronto soccorso.

Questi, secondo l’ipotesi accusatoria, non avrebbero prestato adeguata assistenza e cure alla paziente. Più specificamente, non avrebbero impedito il verificarsi di un arresto cardiocircolatorio che determinò prima il coma e poi il decesso della vittima.

La tesi della famiglia, tuttavia, non è risultata provata. Secondo il Giudice non vi fu negligenza nell’operato del personale, né tantomeno un trattamento medico sbagliato. Caduta anche l’accusa di mancato ricovero. I legali dell’Azienda avrebbero infatti dimostrato che sarebbero stati gli stessi parenti, contro il parere dei camici bianchi, a forzare le dimissioni.

Da qui il rigetto della richiesta risarcitoria e l’assoluzione dell’azienda ospedaliera. La struttura, secondo quanto riporta il quotidiano locale,  è stata comunque condannata al versamento dell’importo corrispondente al contributo unificato per essere venuta meno al tentativo di composizione stragiudiziale richiesto dalla legge.

 

 

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