Al sanitario veniva contestato di non aver disposto il ricovero e l’osservazione della giovane vittima dopo avergli prestato soccorso. Ma  il perito nominato dal giudice ha escluso il nesso causale con il decesso

Assolti perché il fatto non sussiste. Un medico del 118 e un medico di base sono stati scagionati rispettivamente dall’accusa di omicidio colposo e di omissione di referto per la morte di un giovane di 36 anni deceduto nella sua camera da letto, stroncato da una overdose di cocaina.

I fatti risalgono a fine settembre 2010 quando, secondo la ricostruzione del quotidiano ‘La Nuova Sardegna’,  il 118 interviene in un appartamento dove una donna ha trovato il figlio a letto, incosciente, e con due fori da siringa su una mano e nell’incavo del gomito. L’uomo, come evidenziato anche dalla presenza nella camera di una siringa e di un laccio emostatico, si era iniettato una dose di eroina.

Dopo la somministrazione da parte del medico di un farmaco antagonista degli oppiacei il ragazzo sembra riprendersi, tanto che il sanitario dopo meno di un’ora decide di andare via. Poche ore dopo, tuttavia, il giovane muore a causa di una crisi respiratoria. Il medico di famiglia, intervenuto sul posto, non può fare altro che constatarne il decesso.

Dopo la morte la Procura apre un fascicolo per fare luce sulla vicenda. Nel registro degli indagati finiscono sia il medico del 118 che il medico di base. Al primo viene contestato di non aver garantito al 36enne una “adeguata sorveglianza di tipo ospedaliero e un idoneo trattamento farmacologico”. Il giovane, secondo quanto ipotizzato dalla magistratura, avrebbe potuto salvarsi se fosse stato ricoverato e tenuto sotto osservazione per almeno 24 ore.

Il medico di base, invece, è accusato di non aver refertato la morte per overdose, ovvero a causa di una sostanza che verosimilmente gli era stata venduta illegalmente causandone il decesso. E’ lo stesso Pm, tuttavia, che dopo il rinvio a giudizio, nella sua requisitoria finale ne chiede l’assoluzione mentre la richiesta di pena avanzata per il medico del 118 è pari a 1 anno e 3 mesi di reclusione.

Il processo si è chiuso nelle scorse ore con il proscioglimento dalle accuse per entrambi gli imputati. Per il giudice, il medico del 118, in particolare, nulla avrebbe potuto fare per salvare la vita al 36enne. Nel corso del dibattimento infatti, a fronte di due consulenze divergenti, il giudice ha nominato un proprio perito che, in base ai rilievi tossicologici effettuati, ha escluso il nesso causale tra la condotta del medico e la morte sopraggiunta ritenendo possibile l’ipotesi che a provocare la morte sia stata l’assunzione di una seconda dose di eroina poco prima del decesso. Si attendono ora  le motivazioni della sentenza.

 

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui