È morto a 6 anni per le complicanze del morbillo. Malato di leucemia non poteva vaccinarsi ed è stato contagiato dai fratelli anch’essi non vaccinati

“È deceduto lo scorso 22 giugno per complicanze polmonari e cerebrali da morbillo, il piccolo di 6 anni che si trovava presso il reparto di rianimazione dell’Ospedale San Gerardo di Monza”. Ad annunciarlo l’assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera.
Il piccolo, malato di leucemia, non aveva potuto vaccinarsi a causa della sua patologia ma nemmeno godere di quella che è definita “immunità di gregge”, situazione che permette di evitare il contagio e che si ha quando la percentuale dei vaccinati supera il 95% della popolazione.
Tuttavia nemmeno i suoi fratelli erano stati vaccinati e lo hanno contagiato. A confermarlo sono fonti ospedaliere che confermano la decisione di non vaccinare i figli più grandi nonostante il terzo, malato appunto di leucemia, avesse un sistema immunitario compromesso e più debole a difendersi contro le infezioni.
“Il piccolo – racconta l’assessore –  era affetto da una leucemia linfoblastica acuta, malattia che oggi ha una probabilità di guarigione in oltre 85% dei casi con forme simili. Il 15 marzo, per il sospetto di infezione da morbillo (diagnosi confermata il 16 marzo), è stato trasferito in terapia intensiva per il peggioramento progressivo del quadro polmonare con necessità di assistenza respiratoria. È stato intubato e successivamente è iniziata l’assistenza mediante Ecmo per insufficienza cardiaca o respiratoria, proseguita fino alla data di oggi».
L’assessore ricorda inoltre come solo l’immunità di gregge sia l’unica via per la tutela di soggetti immunodepressi che non possono vaccinarsi perché affetti da malattie come la leucemia.
Anche il ministro Lorenzin sottolinea quanto sia doloroso commentare una così giovane morte che si poteva evitare, il bimbo avrebbe potuto salvarsi dalla leucemia.
«Tengo a sottolineare – ha concluso l’assessore – come solo l’immunità di gregge, cioè la vaccinazione di oltre il 95% dei bambini, sia l’unica strada per tutelare soggetti immunodepressi o che hanno contratto malattie come nel caso del piccolo del San Gerardo di Monza, che per queste ragioni non possono vaccinarsi».
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