Circa 36 mila bambini nascono “pretermine”, ovvero, nati prima del termine normale della gravidanza. Nove volte su dieci la nascita arriva inaspettata e richiede un intervento di emergenza. Il dato diventa inquietante se si analizzano le Terapie Intensive Neonatali (TIN). Infatti, questa tipologia di assistenza non copre tutto il territorio nazionale ma va ad incidere solo nel 10% dei casi. Secondo una ricerca realizzata da Fondazione ISTUD e Vivere Onlus (Coordinamento Nazionale Neonatologia) 7 volte su 10 una nascita prematura condiziona pesantemente il lavoro delle future mamme. Il fattore che incide di più per le famiglie è quello dell’imprevedibilità (87%). Lo studio evidenzia, inoltre, la presenza di strutture di TIN soprattutto all’interno delle grandi città (nel 70% dei casi non si trovano nello stesso Comune). Secondo il Coordinamento Nazionale di Neonatologia, sono pochi gli spazi messi a disposizione per agevolare la permanenza dei genitori all’interno dei centri e il supporto cala dopo del dimissioni del bambino. “E’ importante che il piccolo sia inserito in un programma di follow-up in grado di guidare il bambino e la sua famiglia nel difficile percorso riabilitativo – afferma all’ANSA Giovanni Corsello, Presidente della Società Italiana di Pediatria (SIP) ” . Va ricordato che i bambini nati pretermine sono più problematici. Per il Presidente della Società Italiana di Neonatologia, Costantino Romagnoli, è “fondamentale evitare che contraggano qualsiasi tipo di infezione”.
Spostando il baricentro della discussione a livello internazionale, va detto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha recentemente fornito le Nuove Linee Guida su come aiutare a prevenire le complicazioni delle nascite premature. I dati forniti dall’OMS sono impressionanti: circa 15 milioni di bambini nascono prima della 37esima settimana di gravidanza.
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