Il referto non venne inserito in cartella clinica, ma per la difesa non ci sarebbe nesso causale con il decesso

Due medici dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino sono finiti nel mirino della Procura per la morte di una paziente che si era sottoposta a un intervento per la rimozione di calcoli alla colecisti. Nulla a che vedere con l’esito dell’operazione, portata a termine con successo, ma i risultati dell’esame istologico effettuato, che avevano portato alla luce una grave forma di tumore maligno, non le erano stati mai comunicati.
La vicenda è riportata da Repubblica. La paziente, una donna di 60 anni, era tornata a casa dopo l’asportazione della cistifellea con la rassicurazione che sarebbe stata contattata in caso di necessità, e aveva affrontato serenamente la convalescenza senza ricevere notizie dall’Ospedale. Dopo sei mesi, tuttavia, aveva iniziato ad avvertire dei dolori sempre più forti e si era sottoposta a una serie di esami che, alla fine, avevano evidenziato la presenza di metastasi al fegato.
Solo a quel punto i figli della signora hanno richiesto le cartella clinica presso la struttura sanitaria trovando, in allegato, l’esito dell’esame istologico con il drammatico referto: adenocarcinoma infiltrante della colecisti. La donna sarebbe deceduta nell’aprile del 2015. Immediata è scattata la denuncia che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati, con l’accusa di omicidio colposo, il direttore della chirurgia generale e d’urgenza, e un altro medico in servizio presso lo stesso reparto.
Quest’ultimo ha affermato davanti al Pubblico ministero di non essere stato in realtà lui a dimettere la paziente, nonostante formalmente il foglio di dimissioni rechi la sua firma. Il primario, a sua volta, respinge l’accusa che gli è stata mossa dal Pm secondo cui non avrebbe “individuato un modulo organizzativo che preveda l’esame da parte sua di tutti i referti istologici che arrivano in reparto”, non avrebbe previsto “soluzioni diverse in caso di sua assenza, e avrebbe “chiuso la cartella clinica senza aver verificato l’esito dell’esame”.
La difesa ha depositato una memoria in cui sono stati presi in esame i modelli organizzativi di una ventina di ospedali italiani sottolineando come “non c’è nessun ospedale che ti avvisa dell’esito di un istologico, e sul punto non ci sono linee guida del ministero della Salute”. Nel caso in esame l’esame non sarebbe stato inserito dentro la cartella, con la conseguenza che il primario non lo avrebbe potuto vedere.
Le posizioni di parte civile e difesa sono inoltre divergenti anche per quanto riguarda il nesso di causalità tra il decesso della paziente e le mancate cure derivanti dal fatto che la paziente non venne avvisata. Secondo il consulente di parte dei familiari della vittima se fosse stata curata per tempo la donna avrebbe avuto delle chance di sopravvivenza. Di parere opposto i periti della difesa secondo i quali la tempestiva comunicazione della malattia non avrebbe comunque evitato la scomparsa della signora.
 
Hai avuto un problema analogo e ti serve una consulenza gratuita? scrivi a redazione@responsabilecivile.it o telefona al numero 3927645623

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui