Far regredire uno stato di coma con gli ultrasuoni. A suggerire l’efficacia di questa nuova tecnica è stato il caso di un uomo di 25 anni che si è risvegliato grazie a questo sistema non invasivo e a basso costo.

La stimolazione cerebrale basata sugli ultrasuoni potrebbe essere in grado di “riaccendere” il cervello rimasto intorpidito durante il coma. Una spinta non invasiva dunque per ripartire. La tecnica è stata descritta dai ricercatori dell’Università della California a Los Angeles (Ucla) sulla rivista scientifica Brain Stimulation.

Uno degli autori, Martin Monti spiega che questa tecnica prevede di stimolare dall’esterno con impulsi guidati i neuroni del talamo, la parte del cervello deputata a elaborare le informazioni. Il paziente è quindi passato da uno stato di minima coscienza durante il quale riusciva a fare solo piccoli movimenti, a uno definito di coscienza piena. “E’ quasi come far ripartire i neuroni – sottolinea – finora l’unico modo per ottenere questo effetto era una procedura chirurgica rischiosa in cui si impiantavano elettrodi direttamente nel talamo. Il nostro approccio invece non è invasivo, anche se servono ulteriori studi per capire se i risultati si applicano su larga scala o se abbiamo avuto solo un caso fortunato”.

Positivi dunque i primi test sul 25enne che prima del trattamento presentava appunto minimi segnali di comprensione del linguaggio. Per risvegliare totalmente il suo cervello gli studiosi si sono serviti di un piccolo dispositivo che genera ultrasuoni a bassa intensità che può direzionarli verso punti specifici del cervello. Le onde acustiche in questo caso sono state direzionate verso il talamo, regione del cervello determinante per processare le informazioni e che era rimasta “in stand by” per via del coma. Una seduta con dieci serie di accensione e spegnimento dell’apparecchio con una durata di 30 secondi ciascuna. Dall’indomani già apprezzabile il miglioramento. Tre giorni dopo, il paziente aveva riacquistato totalmente la coscienza e la comprensione del linguaggio. Poteva comunicare affermazioni e negazioni con un movimento del capo arrivando a salutare i medici con il classico “pugno contro pugno”.

I cambiamenti sono stati significativi – racconta soddisfatto Martin Monti – E’ come se avessimo dato una spintarella ai neuroni per farli ripartire. Finora – precisa il neurologo – l’unico modo per ottenere un risultato simile era ricorrere ad una rischiosa procedura chirurgica, chiamata stimolazione cerebrale profonda, in cui vengono impiantati degli elettrodi direttamente nel talamo. Anche il nostro approccio agisce sulla stessa regione cerebrale, ma lo fa in modo non invasivo”.

I ricercatori rimangono cauti, nonostante questi risultati positivi. “Può anche darsi che questa volta siamo stati solamente fortunati – ammette Monti – praticando la stimolazione proprio nel momento in cui il paziente stava già recuperando spontaneamente”. Altri studi sono necessari prima di ammettere l’efficacia di questa nuova tecnica di stimolazione cerebrale per il recupero dei pazienti dopo il coma.

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