Quando si pensava che l’emergenza fosse rientrata, arriva la notizia di un nuovo caso di tubercolosi a Napoli: contagiato un medico dell’ospedale San Paolo

Un nuovo caso di tubercolosi a Napoli sta creando preoccupazione in queste ore. A essere contagiato è un altro medico dell’ospedale San Paolo, a Fuorigrotta, quartiere della periferia occidentale di Napoli.

Attualmente, dunque, sono tre i casi di tubercolosi registrati nell’ospedale napoletano, incluso quello che ha condotto al decesso di una dottoressa. La professionista, deceduta al San Paolo, , aveva contratto una tubercolosi addominale, forma più grave e mortale della malattia, ma che non dà luogo a contagio.

In questo caso, però, l’uomo avrebbe sviluppato soltanto gli anticorpi che suggeriscono la presenza del batterio che provoca la tubercolosi nel suo organismo. Non è detto, però, che il medico sviluppi la malattia.

L’ospedale San Paolo sul nuovo caso di tubercolosi ha precisato che in un Pronto Soccorso è più facile venire a contatto con virus e batteri, per cui non bisogna abbandonarsi a facili allarmismi.

Non solo. La tubercolosi, come noto, può essere latente e controllata dal sistema immunitario, avendo così una completa guarigione, come nella maggioranza dei casi.

Dopo i recenti casi di tubercolosi, sul tema era intervenuta anche Susanna Esposito, presidente dell’Associazione mondiale per le malattie infettive e i disordini immunologici (WAidid).

Esposito ha ricordato come sia il decesso della dottoressa che i recenti contagi abbiano evidenziato come la Tbc sia ancora presente in Italia e che ci sia bisogno costantemente di diagnosi precoci e di terapie appropriate.

La tubercolosi è una patologia causata dal bacillo di Koch, ovvero “Mycobacterium tuberculosis”. Negli ultimi anni si sta assistendo ad una lenta riproposizione della malattia per i più diverso motivi.

Da un lato, l’aumento del fenomeno migratorio da Paesi in cui la malattia è ancora endemica, dall’altro dalla presenza di ceppi batterici resistenti alla terapia anti-tubercolare standard. Per non parlare poi della frequente compresenza dell’infezione da HIV che rende il vaccino poco efficace a fini preventivi.

 

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