Presentati i risultati dell’indagine ‘Okkio alla Salute’, coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità

I bambini obesi nel nostro Paese diminuiscono del 13% in meno di dieci anni. Il dato – rilevato dal Sistema di Sorveglianza ‘Okkio alla Salute’, promosso dal Ministero della Salute/CCM (Centro per il Controllo e la prevenzione delle Malattie), e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità – conferma la lenta ma costante diminuzione del fenomeno, ma non fa avanzare l’Italia nella classifica dei peggiori Paesi europei per obesità infantile. In base alla “Childhood Obesity Surveillance Initiative – COSI”, iniziativa internazionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a cui partecipano più di 30 Paesi della Regione europea, l’Italia figura infatti tra le nazioni con i più elevati livelli di sovrappeso e obesità.
Il Sistema di Sorveglianza ha analizzato un campione di 48.946 bambini di 8-9 anni e 48.464 genitori, rappresentativo di tutte le regioni italiane. I bambini sono stati misurati (peso e statura) all’interno delle scuole da operatori formati con metodologia standardizzata. L’indagine evidenzia che la percentuale di bambini obesi di età compresa tra i 6 e i 10 anni scende dal 12% del 2008/09 al 9,3% del 2016, e quella dei bambini in sovrappeso passa dal 23,2% del 2008/9 al 21,3% del 2016.
“L’obesità è diventata uno dei maggiori problemi di sanità pubblica in Italia -dichiara Walter Ricciardi, Presidente dell’ISS -.Nonostante il miglioramento registrato dagli ultimi dati restano forti differenze geografiche tra Nord e Sud, a discapito di quest’ultimo. La diminuzione del tasso di obesità nei bambini è un segno che le politiche sanitarie messe in atto cominciano a dare i primi risultati ed è contemporaneamente il segnale che dobbiamo concentrare maggiormente gli sforzi in questa direzione. Tuttavia resta molto da fare, soprattutto nella promozione della consapevolezza sui corretti stili di vita. I genitori devono fare la loro parte: infatti, questi dati ci dicono che circa il 40% delle madri di bambini in sovrappeso o obesi ritiene che il peso del proprio figlio sia nella norma”.
La rilevazione 2016, confermando i dati precedenti, ha messo in luce la grande diffusione tra i bambini di abitudini alimentari errate, seppure si sia rilevato un miglioramento per quanto riguarda il consumo di frutta e/o verdura (aumentato) e il consumo di bevande zuccherate e/o gassate (diminuito). Tuttavia, è una dieta bilanciata uno degli obiettivi più difficili da ottenere a tavola con i nostri bambini.
“In Italia l’8% dei bambini salta la prima colazione e il 33% fa una colazione comunque inadeguata, cioè sbilanciata in termini di carboidrati e proteine condizionando negativamente l’equilibrio calorico del resto dei pasti – spiega Angela Spinelli del Centro Nazionale Prevenzione delle Malattie e Promozione della Salute –. A metà mattina, infatti il 53% fa una merenda troppo abbondante e a tavola il 20% dei genitori dichiara che i propri figli non consumano quotidianamente frutta e verdura, mentre durante la giornata il 36% consuma quotidianamente bevande zuccherate o gassate. Nonostante sempre di più sembra che ci sia grande attenzione all’alimentazione e alle tante mode alimentari in giro, soprattutto in rete – osserva la ricercatrice – la realtà ci dice che di fatto neanche sufficientemente ancora ci avviciniamo a un corretto bilanciamento dei nutrienti nell’alimentazione dei nostri bambini”.
Una tendenza negativa che si riflette anche sulle attitudini sportive e sulla sedentarietà dei bimbi italiani. Il 23,5% dei bambini svolge giochi di movimento non più di 1 giorno a settimana, il 33,8% dei bambini svolge attività fisica strutturata non più di 1 giorno a settimana e il 18% non ha fatto attività fisica il giorno precedente l’indagine. Inoltre, solo circa 1 bambino su 4 si reca a scuola a piedi o in bicicletta. Attitudini che si radicano ancora di più grazie all’uso scorretto delle tecnologie vecchie e nuove: il 44 % ha la TV in camera, il 41% guarda la TV e/o gioca con i videogiochi/tablet/cellulari per più di 2 ore al giorno che è il massimo del tempo raccomandato dagli esperti.
 

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