Nel 2017 le interruzioni di gravidanza in Lombardia sono state 13.499, 331 in meno rispetto all’anno precedente, ma gli obiettori di coscienza sono ancora molti

Secondo una recente indagine del Pd, in Lombardia i ginecologi obiettori di coscienza sono moltissimi: ben oltre il 50% del totale.

Sebbene infatti le interruzioni di gravidanza siano in netto calo, il numero di obiettori di coscienza rimane ancora spaventosamente alto.

I dati provengono dall’indagine sull’applicazione della legge 194 condotta nella Regione dal PD. Nel 2017 pare che le interruzioni di gravidanza in Lombardia siano state 13.499, 331 in meno rispetto all’anno precedente.

La consigliera regionale dem Paola Bocci, che ha presentato lo studio, parla di quadro sconfortante “relativo alla percentuale di ginecologi obiettori di coscienza, la cui presenza resta quasi invariata: il 66,1% nel 2017, a fronte del 68,2% del 2016″.

In 5 ospedali – Gallarate, Iseo, Oglio Po, Sondalo e Chiavenna – i ginecologi obiettori di coscienza sono la totalità.

E non è tutto. Sembra infatti che in altre 11 strutture il loro numero superi l’80% mentre solo in 8 ospedali sono sotto il 50%.

Altro dato emerso è che la Lombardia è tra le ultime regioni italiane per l’utilizzo della pillola abortiva Ru486, autorizzata dall’Aifa nel 2009.

Sembra infatti che soltanto l’8,2% degli ospedali lombardi vi ricorrano. Questo a fronte di una media nazionale del 18,2%.

Eccezioni pregevoli si registrano negli ospedali di Lodi e Mantova. In questi nosocomi, infatti, l’impiego della Ru486 è molto alto, con percentuali dell’83% e del 58,2%.

Capitolo a parte è quello dei consultori pubblici e del loro numero sul territorio.

“Secondo la legge – sottolinea Bocci – dovrebbero essere 1 ogni 20 mila abitanti ma la Lombardia è ben lontana dal rispetto dei parametri anzi si classifica ultima in Italia con solo 0,3 strutture per abitante, ossia 1 a 60 mila”.

Una carenza di strutture che è testimoniata anche dall’alto numero di donne extracomunitarie che decidono di abortire (34,8% del totale delle interruzioni di gravidanza).

Per questo Bocci ha chiesto alla Regione “di tornare a investire in queste strutture, senza le quali l’obiettivo della 194, ridurre a zero il numero delle interruzioni di gravidanza, non potrà mai essere raggiunto”.

Ma qual è la conseguenza di questo alto numero di medici obiettori di coscienza?

La prima e più visibile è che il carico di lavoro aumenta notevolmente per i non obiettori.

“In Lombardia – prosegue Bocci – devono fare 3 interventi alla settimana, talvolta spostandosi fra diversi presidi, a fronte di 1,3 in Piemonte 1,2 in Veneto, questo anche per il fatto che solo il 63,9% delle strutture che hanno il reparto di ostetricia e ginecologia effettuano l’interruzione di gravidanza”.

Quando così non è, sono le Ats a dover ricorrere a personale esterno, con un dispendio di soldi notevole.

“Alla Regione – conclude Bocci – chiediamo di attuare la legge 194 in tutte le sue parti. Questo obiettivo deve essere raggiunto anche con l’assunzione di ginecologi non obiettori tramite concorso ad hoc, laddove ci sia una carenza, così come è stato fatto in Lazio dalla giunta Zingaretti”.

Una proposta già avanzata in passato e non sempre accolta con favore da tutti.

Infine, per quanto concerne la pillola abortiva Ru486 “chiederemo – annuncia Bocci – con una mozione in Consiglio che sia incentivato, promuovendo procedure di ricovero meno restrittive, l’uso del metodo farmacologico nel rispetto della legge 194 che mira a tutelare la salute fisica e psichica della donna”.

 

 

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