È stato presentato il disegno di legge sul taglio delle pensioni superiori ai 4 mila euro. Ecco cosa prevede il testo e cosa c’è da sapere a riguardo

Tempi duri in arrivo per le pensioni superiori ai 4 mila euro. Potrebbero arrivare presto i temuti (per alcuni, auspicati da moltissimi) tagli alle pensioni d’oro.

Il taglio delle pensioni superiori a 4 mila euro si concretizza ora con la presentazione alla Camera dai capigruppo di M5S e Lega D’Uva e Molinari, di un disegno di legge.

Si tratta di”Disposizioni per favorire l’equità del sistema previdenziale attraverso il ricalcolo contributivo dei trattamenti pensionistici superiori a 4.000 euro mensili”.

Il provvedimento potrebbe essere esaminato dal Parlamento già da settembre.

I firmatari parlano di “evidente necessità di apportare al settore pensionistico un correttivo improntato a ragioni solidaristiche e di equità sociale, ancor più urgente nell’attuale fase socio- economica del Paese”.

Un provvedimento che nasce dal fatto che “le fasce reddituali più basse della popolazione si trovano ad affrontare difficoltà sempre crescenti”.

Quante saranno le pensioni superiori ai 4 mila euro nel mirino dei tagli?

Una prima stima parla di 158mila pensioni, con tagli che comporteranno un recupero per le casse dello Stato di 500 milioni di euro l’anno, dunque 5 miliardi in 10 anni.

Il disegno di legge, nell’art. 1, afferma che gli interventi riguarderanno le pensioni superiori a 80mila euro lordi l’anno, quelle composte da un assegno pensionistico mensile superiore ai 4mila euro netti.

A finire nel mirino dei tagli saranno le pensioni dei lavoratori dipendenti pubblici e privati, degli autonomi e dei vari fondi confluiti all’interno dell’Inps compresi i dipendenti pubblici.

Dunque, si parla di vitalizi parlamentari o di quelli dei consiglieri regionali.

Secondo il ddl, i trattamenti pensionistici “sono ricalcolati riducendo le quote retributive alla risultante del rapporto tra il coefficiente di trasformazione relativo all’età dell’assicurato al momento del pensionamento e il coefficiente di trasformazione corrispondente all’età prevista per il pensionamento di vecchiaia”.

In poche parole, quanto minore è l’età di pensionamento maggiore sarà, di conseguenza, la riduzione del trattamento pensionistico.

Tuttavia, non sono pochi i dubbi sulla costituzionalità del disegno di legge. Le sue modalità, infatti, non si concretizzano in un contributo di solidarietà. Si tratta di un ricalcolo da retributivo a contributivo che si risolve in un prelievo fiscale solo per una quota di pensionati.

Nella relazione introduttiva, i firmatari chiariscono quanto segue.

“Le misure proposte non costituiscono un contributo di natura tributaria – affermano – giacché non si tratta di somme prelevate e acquisite dallo Stato, né destinate alla fiscalità generale. Infatti il prelievo è di competenza diretta dell’Inps, che lo trattiene all’interno delle proprie gestioni per specifiche finalità solidaristiche e previdenziali”.

Clausola di salvaguardia

La clausola di salvaguardia, all’art. 4 prevede che il ricalcolo, non potrà in alcun caso comportare la riduzione dei trattamenti pensionistici. Né degli assegni vitalizi interessati al di sotto della soglia degli 80.000 euro lordi annui, nonché perequazioni.

Saranno poi escluse le pensioni di invalidità e i trattamenti pensionistici di invalidità di cui alla legge 12 giugno 1984 n. 222. Così come i trattamenti pensionistici riconosciuti ai superstiti e i trattamenti riconosciuti a favore delle vittime del dovere o di azioni terroristiche, di cui alla Legge n° 466/1980 e successive modificazioni e integrazioni.

 

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