La misura consentirebbe di escludere le piccole partite Iva che rientrano nel nuovo regime forfettario dall’obbligo di fatturazione elettronica

Sono in arrivo importanti novità per le piccole partite IVA. Il Ministero dell’Economia sta infatti studiando un provvedimento per allargare la platea di coloro che possono fruire dell’aliquota agevolata al 15%, alzando l’asticella del tetto di ricavi annui da 50mila a 65mila.

La misura consentirebbe di escludere i contribuenti minimi che rientrano nel nuovo Regime forfettario dall’obbligo di fatturazione elettronica.

Lo ha anticipato il sottosegretario del Ministero dell’Economia, Massimo Bitonci. Il provvedimento potrebbe trovare posto in un emendamento al decreto Dignità, o in un altro decreto estivo.

In via preliminare, tuttavia, occorre il placet di Bruxelles. Ma sul punto Bitonci appare fiducioso. In un’intervista a Italia Oggi il sottosegretario spiega che molti Paesi hanno ottenuto dalla commissione UE l’allargamento ad oltre 100 mila euro. L’ampliamento dei limiti d’accesso, quindi, “è qualcosa di più di una ipotesi”.

Quanto alla fatturazione elettronica, Bitonci afferma che “per i piccoli si tratterebbe di eliminare quest’obbligo, o comunque di un’introduzione soft rispetto a quanto previsto dalla normativa”. L’obbligo comporterebbe infatti un aggravio di costi, in quanto “mentre i grandi possono anche attrezzarsi, i piccoli dovrebbero delegare il dottore commercialista a fare l’adempimento”.

Sembra invece esclusa qualsiasi proroga per l’entrata in vigore dell’obbligo di fattura elettronica a partire dal 1° gennaio 2019.

Lo ha ribadito il Ministro dell’Economia, Giovanni Tria, nel corso dell’Audizione alla Commissione Finanze del 17 luglio. La fattura elettronica diventerà una delle chiavi per controlli fiscali più efficienti verso i contribuenti.

Tria si è soffermato anche sulla flat tax annunciando l’avvio di una task force ad hoc. L’obiettivo è quello di analizzare i profili di gettito e distributivi del sistema in vista della definizione della misura, in un quadro coerente di politica fiscale e in armonia con i principi costituzionali di progressività dell’imposta. “Principi che invece -secondo Tria – l’attuale struttura dell’Irpef fa difficoltà a garantire”.

 

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