Rivascolarizzazione miocardica e decesso del paziente per infezione nosocomiale (Tribunale Monza, Sez, II civile, Sentenza n. 2069/2022 pubbl. 13/10/2022).

Rivascolarizzazione miocardica e infezione nosocomiale.

Gli eredi del paziente citano a giudizio la Struttura di Monza al fine di far accertarne la   responsabilità in ordine al decesso del proprio congiunto e ottenere il  risarcimento dei  danni subiti  iure proprio e iure successionis.

Il 23/05/2016 la paziente veniva ricoverata per essere sottoposta ad intervento di     rivascolarizzazione miocardica, effettuato in data 24/05/2016; le condizioni cliniche   peggioravano notevolmente fino al decesso del 1/07/2016.

Dall’esame della cartella clinica emergeva che la paziente aveva contratto una  gravissima infezione nosocomiale e che tale infezione era stata tardivamente riscontrata per la mancata tempestiva esecuzione delle necessarie indagini di laboratorio microbiologiche. Inoltre il Consulente di parte aveva attestato come la paziente era deceduta a causa dell’inutile sottoposizione ad una errata terapia antibiotica empirica per ben 12 giorni, in totale assenza di riscontro microbiologico,  ciò aveva comportato una progressione dell’infezione che aveva condotto al decesso.

Il Tribunale, previa attenta e precisa panoramica delle coordinate giurisprudenziali sulla responsabilità medica e sugli oneri probatori delle parti, dà atto della CTU Medico-legale.

I Consulenti, premettono che la paziente era giunta con diagnosi di demenza a corpi di   Lewy (variante della demenza di Alzhaimer a decorso progressivo, invalidante, con associate note di Parkinsonismo e allucinazioni (2014)  – stenosi valvolare aortica di grado severo diagnosticata EcoTT; SAo severa, grad (83max/ 52mean)FE 70%. Paziente con dispnea per sforzi moderati, episodi sincopali (Aprile 2016), posta indicazione ad intervento cardiochirurgico; IVU ricorrenti trattate con ABT; esiti di emicolectomia destra per adenoK (2002).

La CTU ha confermato la contrazione dell’infezione da Enterococco e Escherichia Coli,   durante  la degenza, precisando “Per quanto  si tratti  di una infezione avvenuta in ambiente nosocomiale non può essere considerata una infezione di natura nosocomiale ma bensì di natura endogena, a partenza dall’intestino di una pz fragile, per la quale nè le difese proprie nè i supporti medici impiegati hanno potuto avere efficacia “  (pag.   36   della CTU).

I Consulenti hanno ulteriormente motivato “La maggior parte degli esseri umani e degli animali ha enterococchi nel loro tratto intestinale; … . Gli enterococchi sono dal secondo al terzo organismo più comunemente isolato in caso di infezioni acquisite in via nosocomiale, in particolare in pazienti più gravemente malati che sono stati ricoverati per lunghi periodi di tempo e/o che hanno ricevuto trattamenti con antibiotici prolungati, possono spesso persistere di fronte all’uso di antibiotici e quindi hanno maggiori opportunità di causare infezioni opportunistiche, in particolare in pazienti con difese immunitarie alterate e/o molteplici potenziali porte di ingresso (come nel caso della paziente sottoposta a rivascolarizzazione miocardica)   Importanti   infezioni   dovute   a   enterococchi   includono   infezioni   del tratto urinario, ferite infette, batteriemie, endocarditi e meningiti. La porta di ingresso   per   le batteriemie da enterococchi include il   tratto   gastrointestinale, il tratto   urinario, i cateteri intravascolari e      le ferite (quali ulcere od ustioni). Le conclusioni sul punto in modo univoco sono nel senso che, nel caso di specie, La possibilità che una pz anziana, con alterazioni dell’alvo, una anamnesi patologica remota di emicolectomia, con infezioni urinarie ricorrenti, immobilizzata al letto, intubata per difficoltà respiratorie abbia avuto una trasmigrazione di batteri intestinali (Enterococco e E.coli) verso le vie urinarie e il sangue è estremamente probabile, prevedibile e non prevenibile ……[…].. è da escludersi una   responsabilità   della   Struttura   di   Monza   in   ordine alla profilassi  antibiotica  effettuata     secondo antibiogramma che non è riuscita ad ottenere l’eradicazione del germe determinante lo stato settico e la pz, con un aggravamento progressivo e rapido è deceduta in data 01/07/2016.”

Conclusivamente, dalla CTU non sono emersi elementi tecnici indicanti criticità nell’operato dei   sanitari.

In tale senso, le critiche mosse dalle parti attrici sono generiche e comunque infondate.

Di talchè, non risulta in alcun modo assolto l’onere probatorio, così come delineato dalla    recente e rigorosa giurisprudenza gravante sulla parte attrice circa l’inadempimento della    struttura e il nesso di  causalità  tra  il citato  inadempimento e  il decesso per infezione a seguito di intervento di rivascolarizzazione miocardica..

La domanda degli attori viene rigettata.

Avv. Emanuela Foligno

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