Il famoso test di Rorschach, lo psichiatra svizzero che lo ideò, è tuttora molto utilizzato, ma inciampa su due importanti criteri

Il test proposto negli anni Venti dallo psichiatra svizzero Hermann Rorschach – nel quale si chiede ai soggetti di descrivere ciò che vedono in una serie di dieci macchie d’inchiostro – è il più popolare tra i metodi proiettivi ed è somministrato ogni anno a centinaia di migliaia, o forse milioni di persone. Questo articolo si riferisce alla moderna versione modificata, non a quella originale.

A dispetto della sua popolarità, il sistema inciampa su due importanti criteri che risultavano già problematici per il Rorschach originale: l’affidabilità nella valutazione e la validità. Uno strumento affidabile nella valutazione porta a risultati analoghi indipendentemente da chi valuta e tabula le risposte. Una tecnica è valida se misura ciò che intende misurare.

Per capire i difetti del Rorschach occorre sapere qualcosa sul modo in cui si interpretano le risposte date di fronte alle macchie di inchiostro.

Per prima cosa, lo psicologo classifica le reazioni tenendo conto di più di 100 variabili. Registra se la persona ha osservato le macchie nella loro interezza o soltanto delle parti, annota se le figure erano inconsuete oppure tipiche di chi si sottopone al test, indica quali aspetti delle chiazze di inchiostro hanno contribuito a determinare la risposta. Poi compila un profilo psicologico del soggetto.

In questo processo interpretativo gli psicologi potrebbero arrivare alla conclusione che l’attenzione ai dettagli invece che alle immagini intere segnali ossessività in un paziente, e che vedere qualcosa negli spazi bianchi tra le macchie metta in luce una vena negativa.

Recenti studi scientifici dimostrano che la concordanza è forte solo per circa la metà delle caratteristiche esaminate; per le altre variabili, gli esaminatori potrebbero dare valutazioni molto differenti.

Altrettanto sconcertante è che le analisi indicano l’inefficacia del Rorschach nell’individuare molte condizioni psicopatologiche. Il metodo non registra in modo costante depressione, ansia o personalità psicopatica.

Inoltre, per quanto gli psicologi somministrino il Rorschach per stabilire la propensione alla violenza, all’impulsività e al comportamento criminale, le ricerche fanno ritenere che nemmeno per questi obiettivi il test sia valido. I risultati tratti dalle macchie d’inchiostro sono ancora più fuorvianti per le minoranze.

Numerose ricerche hanno mostrato che le valutazioni degli afroamericani, dei nativi americani, dei nativi alaskiani, degli ispanici e dei centro e sud-americani divergono notevolmente dalla norma. Il complesso della ricerca solleva seri dubbi sull’uso del Rorschach negli studi di psicoterapia e nei tribunali (…).

I risultati delle nostre ricerche servono forse a contrastare un quadro delle tecniche proiettive eccessivamente roseo. I nostri risultati offrono anche una lezione più ampia per chi pratica nelle cliniche, per gli studenti di psicologia e anche per il grande pubblico: perfino i professionisti di più lunga esperienza possono essere ingannati dalle loro intuizioni e dalla loro fiducia in strumenti la cui efficacia non trova conforto nei dati.

 

Dott. Maria Bernabeo

(Psicologa Forense)

 

 

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