Per il coordinatore della commissione salute delle Regioni, Antonio Saitta, il sistema sanitario italiano funziona benché sottofinanziato rispetto a quelli di altri Paesi europei
“È necessario che la sanità torni al centro dell’agenda politica nazionale”. Ad affermarlo è il coordinatore della commissione Salute della Conferenza delle Regioni, Antonio Saitta.
L’Assessore alla Sanità della regione Piemonte si sofferma, in particolare, sugli effetti determinati in ambito sanitario dall’introduzione della quota 100. “Effetti molto negativi”, in quanto “i medici vanno in pensione ma c’è carenza di nuove leve”.
“Si doveva pensare prima a creare un sistema di salvaguardia. Puoi anche dare il reddito di cittadinanza – sottolinea – ma se il sistema sanitario pubblico non funziona, non ci fai niente e non hai protezione”.
Per Saitta è quindi ora di uscire dalla fase delle celebrazioni e di passare a guardare con realismo i problemi.
A partire dalla mancanza di personale, e poi dalla necessità di garantire servizi uniformi in tutto il Paese. “Il Servizio sanitario nazionale – aggiunge – non si difende con le dichiarazioni di principio, ma con le scelte che si compiono. Occorre qualcosa di più di qualche piccola manutenzione, il sistema si governa con il coraggio di decisioni che sul momento possono anche apparire impopolari”.
A detta del coordinatore della commissione Salute delle Regioni il nostro sistema sanitario è un sistema che funziona e non merita discredito, anche se i cittadini alle volte non si rendono conto del suo valore. Ciò benché sia sottofinanziato rispetto a quelli di altri Paesi europei. “È un sistema che va difeso, anche dalle spinte che lo portano a scivolare verso qualcosa di diverso”.
“Sono preoccupato – conclude Saitta – perché l’attuale dibattito politico non vede al centro la sanità. Come Regioni abbiamo avviato la discussione su un grande ‘patto per la salute’ e abbiamo chiesto di provare a fare un pre-accordo sul finanziamento del sistema sanitario, che negli ultimi anni ha risparmiato risorse per sei miliardi e ha dato un grande contributo al riequilibro economico dell’Italia”.
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