Il contenzioso con la Asl verte su una cifra da destinare a un eventuale intervento di chirurgia plastica per riparare al danno subito

Sfregiato durante il parto cesareo. L’episodio risale al giugno 2014 quando nell’incidere con il bisturi l’utero per estrarre il nascituro il chirurgo non ha frenato la lama tagliando la guancia del neonato.

Le lesioni ai neonati durante il cesareo non sono eventi eccezionali. Il parto, infatti, prevede una doppia incisione: una prima incisione sull’addome e una seconda, dopo aver spostato i muscoli addominali, sull’utero. In genere il bambino non viene toccato dal bisturi, ma la posizione del feto può portare a incidenti non sempre dovuti a imprudenza.

In questo caso, nonostante l’elasticità della pelle del bambino il taglio non è scomparso: anzi, con il tempo la cicatrice, inizialmente di tre centimetri, si è allungata raggiungendo i sei centimetri.

I genitori del bambino, ipotizzando la responsabilità medica del ginecologo, hanno pertanto deciso di agire in sede civile nei confronti dell’Azienda sanitaria locale, per ottenere un risarcimento da destinare peraltro a un eventuale intervento di chirurgia plastica per cancellare il segno.

La cifra richiesta ammonta a circa 10-15 mila euro per una invalidità permanente del 5 per cento. Una somma per la quale il legale della famiglia aveva inizialmente attivato la procedura di mediazione.

Ma l’Asl non avrebbe risposto, inducendo la famiglia a procedere con la citazione in giudizio, sulla base di una perizia medico legale che accerterebbe l’errore di manovra da parte del medico presente quel giorno in sala parto.

La prima udienza è fissata per la fine di settembre; l’Azienda sanitaria si è costituita in giudizio davanti al Tribunale dando mandato, per la rappresentanza e la difesa, all’avvocatura interna all’Asl stessa. Data l’esiguità della cifra non è escluso, tuttavia, che nel frattempo la vicenda si possa chiudere con una transazione e a una liquidazione del danno senza arrivare in aula.

 

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