Denunciato alla trasmissione Rai ‘Petrolio’, il caso dell’offerta di soldi per saltare le liste di attesa ha fatto infuriare il governatore Luca Zaia

Nel corso della trasmissione Rai ‘Petrolio’ è stata denunciata la vicenda– avvenuta in Veneto – dell’offerta di soldi per saltare le liste di attesa. L’episodio denunciato avrebbe coinvolto uno specialista, Pietro Litta, che ha chiesto ben 2000 euro: soldi per saltare le liste di attesa e consentire a una ‘paziente’ di farsi operare prima.

Oltre a lui, è stata ripresa dalle telecamere Rai una dottoressa, Alessandra Andrisani, che non ha rilasciato regolare fattura.

E dire che il governatore del Veneto, Luca Zaia, è sempre stato per la tolleranza zero nei confronti delle irregolarità in sanità. Al punto che, emersa la vicenda, ha minacciato seri e immediati provvedimenti.

E non stupisce, dal momento che lo stesso Zaia si era dato come obiettivo l’abbattimento dei tempi delle liste di attesa: ma non certo in questi termini.

I due medici operanti nella Clinica di Ginecologia e Ostetricia dell’Azienda ospedaliera di Padova, il professor Pietro Litta e la dottoressa Alessandra Andrisani, avrebbero chiesto denaro a pazienti per evitare loro un’anticamera di mesi.

Entrambi sono stati “smascherati” dalle giornaliste delle trasmissione Rai, Francesca Biagiotti e Daniela Cipolloni, che munite di telecamera nascosta, hanno documentato il tutto, mandandolo in onda sabato sera.

La dottoressa Andrisani, inoltre, era finita nell’inchiesta, poi archiviata per prescrizione, che nel 2010 vide coinvolti il suocero Antonio Ambrosini, allora primario della Clinica di Ginecologia, e il marito Guido, al tempo direttore del Centro di procreazione medicalmente assistita (Pma).

Erano stati accusati di non aver fatto pagare i trattamenti alle pazienti, causando un ammanco di 300 mila euro alle casse dell’Azienda.

Nel servizio tv andato in onda, la giornalista telefona al Cup per prenotare una prima visita.

Per l’operatore non c’è posto fino a dopo agosto, dunque 9 mesi di attesa. La giornalista insiste, chiede della Andrisani. A quel punto viene dirottata a uno studio privato: la prima anomalia.

Un dipendente del servizio pubblico non potrebbe farlo. Fino al 31 dicembre, comunque, la dottoressa Andrisani riceveva in uno studio suo, dove l’attesa si riduce da nove mesi a 24 ore.

Dopo la visita, la ginecologa le dice: “Allora, consulenza per la fertilità più ecografia: sono in tutto 180 euro. Se preferisce senza ricevuta, sono 140”. Pagamento in nero e senza fattura.

La seconda irregolarità.

Secondo episodio, altra telefonata. “Vorrei fare un intervento di chiusura delle tube”. Alla donna viene risposto che ci vorrà dopo febbraio. La giornalista incalza: “Mi hanno parlato di un professore molto bravo, che lavora da voi, il professor Litta. Secondo lei è possibile fare l’intervento con lui?”.

Dopo essersi sentita rispondere che, facendo una visita con lui diventerà sua paziente, al centralino proseguono: “Se lei fa una visita privata con lui, decide lui la tempistica”.

La giornalista si reca alla Clinica CittàGiardino di Padova, dove lo specialista esercita la libera professione.

Qui si informa col medico sui costi e i tempi. E dopo che il dottore le prospetta i tempi previsti facendo tutto secondo le regole, avanza la proposta dei soldi per saltare le liste di attesa.

“Sarebbe l’ideale farlo ora, ma significa forzare un po’ la mano… Facciamo le cose come si deve, senza rischiare nulla, però significa entrare nei compromessi. Io chiedo qualcosa a lei, e lei in cambio mi dà qualcosa. Facciamo le cose legali”.

La cifra richiesta è duemila euro, da dare direttamente allo specialista per fare subito l’intervento.

Indignata la reazione di Luca Zaia alla vista del video. Il governatore ha infatti immediatamente annunciato un esposto-denuncia contro ignoti alla magistratura.

“Sarà poi integrato con quanto emergerà ulteriormente dalla trasmissione – afferma Zaia – il cui contenuto mi auguro venga al più presto consegnato alla competente giurisdizione”.

“È inaccettabile – ha concluso il governatore – che una o due mele marce vanifichino l’ottimo e faticoso impegno quotidiano di decine di migliaia di operatori che lavorano in silenzio con professionalità e competenza, consentendo al sistema sanitario veneto di essere ai primi posti in tutte le classifiche. Per questo, quando qualcuno sbaglia, deve essere identificato e punito”.

 

 

 

 

 

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