Bambina morta prima del trapianto: tre medici a processo

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Deciso il rinvio a giudizio per tre medici accusati dell’omicidio colposo di una bambina morta prima del trapianto di midollo osseo nel 2013

Tre medici sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di omicidio colposo per il caso della bambina morta prima del trapianto di midollo osseo al Policlinico Tor Vergata.

La morte della piccola di due anni, Gloria Maria Ascia, è avvenuta nel 2013, nel corso di un intervento di preparazione al trapianto.

I tre imputati sono i medici Giorgio Onori e Nicola Bruno e l’anestesista Mario Dauri.

Sono stati invece assolti per non aver commesso il fatto altri cinque medici. Si tratta dei dottori Teresa Misciasci, Pietro Sodani, Javid Gaziev, Cecilia Alfieri e Michela Ribersani che avevano chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato.

Secondo il pm Pantaleo Polifemo, a provocare il decesso della bambina morta prima del trapianto sarebbe stata un’emorragia provocata da un posizionamento errato del catetere.

I fatti risalgono settembre del 2013. All’epoca la bambina, originaria di Caltanisetta, era affetta da una grave forma di anemia falciforme, che poteva essere trattata solo attraverso l’intervento chirurgico.

Dopo aver cercato a lungo un donatore compatibile, i genitori della bimba avevano preso la decisione di recarsi a Roma. Erano convinti che il Policlinico Tor Vergata fosse l’ospedale più adatto per quel genere di operazioni.

Prima di procedere al trapianto, la piccola Gloria era stata quindi ricoverata il 9 settembre per sottoporsi all’iniezione di alcuni farmaci.

Il tutto sarebbe servito in preparazione dell’operazione mediante un catetere venoso centrale. L’intervento sarebbe avvenuto il mese successivo.

Secondo l’accusa lo strumento sarebbe stato posizionato in modo sbagliato dai medici, causando una grave lesione della vena, che avrebbe poi ucciso la bimba.

Il difensore dell’anestesista imputato – l’avvocato Gaetano Scalise – ha replicato alla decisione dei giudici.

“Il rinvio a giudizio ci ha meravigliati e, pur esprimendo sentimenti di vicinanza al dolore dei genitori, siamo certi che il dibattimento dimostrerà come il mio assistito non abbia alcuna responsabilità per quanto è avvenuto”.

 

 

 

 

 

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